34,3%. Stanotte, su facebook, scrivevo “agghiacciante”, “terrificante” e non posso che ribadire: Lega+Fdi (6,5%) superano il 40%, ben tre punti percentuali oltre il dato elettorale 2018 dell’intero centrodestra (37%), che s’attesta al 49,6% (roba che nemmeno il centrodestra del 1994: 42,8%). Cifre che mi fanno pensare a una definitiva evaporazione dei valori costituzionali, a una terza repubblica dell’odio e degli egoismi. E delle mafie. Una specie di repubblica criminale, insomma.
Consola (magra consolazione, comunque) il fatto che, complessivamente, le destre fascistoidi non abbiano raggiunto la maggioranza nella Ue e che non ci sia stato il ribaltone che si aspettavano, ma in Italia è notte fonda e, oggi come oggi, l’unico argine al neofascismo dilagante sia proprio Bruxelles. Piaccia o meno.
In Italia, se ci limitiamo ai numeri, la maggioranza di governo consolida la propria percentuale rispetto alle politiche e sale ai 51,4%. Ma ciò che è successo ieri, in realtà, è un ribaltamento dei rapporti di forza tra i due alleati: M5S ha dimezzato i consensi, la Lega li ha raddoppiati. E malgrado, in parlamento, i numeri restino quelli del 2018, M5S diventa ostaggio della Lega, che può decidere in qualsiasi momento di staccare la spina al governo e andare a nuove, trionfali elezioni politiche.
Stanotte mi hanno sorpreso le parole di Zingaretti, ho pensato fosse ancora in preda all’euforia per il risultato del Pd (22,7%) testimoniato da alcune foto festose diffuse dopo i primi exit poll.
Zingaretti ha parlato di “bipolarismo” e di “alternativa a Salvini”. E se è fuor di dubbio che I’Italia necessiti di una “alternativa a Salvini”, faccio fatica a immaginare che intenda col termine “bipolarismo”. L’unica spiegazione, come ho scritto stanotte, è che immagini un’alleanza con M5S, cioè spera che i pentastellati decidano di estinguersi definitivamente, accettando. Cosa ne pensino loro, non lo sappiamo ché stanno ancora in rianimazione, attaccati alle bombole d’ossigeno meridionali.
Breve inciso. I dati elettorali delle due grandi città amministrate dai cinquestelle dicono con chiarezza cosa pensino gli elettori dell’azione amministrativa delle due sindache: Torino, M5S al 13,3%; Roma, al 17,6%. Fine dell’inciso.
Qualche domanda, dopo questa superficiale pseudoanalisi. Lega e centrodestra hanno raschiato il fondo dei consensi o possono pescare ulteriormente nel non voto? È possibile una “alternativa a Salvini” (e al centrodestra) in grado di elaborare un progetto per l’Italia capace di guardare, concretamente, alle fasce più deboli della società, ai ceti medi, capace di rilanciare la scuola e la ricerca, di immaginare un modello di sviluppo ecosostonibile? E, soprattutto, capace di stare insieme intorno a un programma serio?
Ammesso che ciò sia fattibile, è pensabile che un simile progetto possa riportare alle urne ampie fasce di non voto? L’alternativa, secondo me, passa per la capacità di convincere chi non vota più.
Non ero e non sono fiducioso. Anzi, penso (e non da ora – e tanti di voi la considereranno una bestemmia) che solo l’Europa possa salvarci dallo sprofondare in un nuovo fascismo.
Sebastiano Gulisano
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