Abbiamo attraversato le strade della nostra città, abbiamo visitato i luoghi cari alla Regina Eleonora d’ Angiò, ci siamo rigenerati i tra il nero delle nostre lave e l’inconfondibile profumo delle ginestre, abbiamo condiviso la gioia dello stare assieme.

I preparativi della Marcia della pace nel cortile di Palazzo Bufali. Sopra: l’arrivo al Santuario di Mompileri

Siamo stati abbastanza per esprimere la nostra preoccupazione per le contraddizioni che caratterizzano la nostra epoca e il futuro della nostra Società. Avanzata per certi versi, ma svogliata di fronte le disuguaglianze e le discriminazioni, distratta di fronte alle emergenze, proiettata più ad inseguire beceri egoismi e sfrenati individualismi piuttosto che riconoscere i diritti umani.
A Mompileri – luogo simbolo della ineluttabilità della Natura, testimone di sofferenze e di paure, esempio della determinazione dei nostri antenati e della loro volontà di rinascita – abbiamo espresso il nostro auspicio per una Società aperta, inclusiva, solidale, veramente proiettata verso la Pace.
La nostra gente – dopo l’eruzione del 1669 prima e dopo il terremoto del 1693 poi – seppe trovare la forza per ricominciare e risorgere “Melior de cinere”.

Di fronte alla calamità morale dei nostri tempi – rappresentata da diffidenza, indifferenza, disprezzo per l’altro, negazione dei diritti umani, violenza, ingiustizie e discriminazioni – saremo capaci ancora una volta di “surgere de cinere” e di diventare sempre “meliores”?
Questo è ciò che ci rimane dopo questa Marcia della Pace, per la quale siamo grati a chi ci ha dato l’dea, a chi ha collaborato e naturalmente… a chi ha partecipato.

Vito Sapienza