E’ contagioso. Cosi mi ha detto una mia amica qualche giorno fa, ed e’ stata una confessione che mi ha reso felice perché si riferiva alla mia maniera di evitare in maniera quasi maniacale il consumo della plastica nella modalità usa e getta.

Si, perché oramai e’ tristemente inconfutabile, non c’è bisogno di ripeterlo: la plastica che abbiamo prodotto da quando l’abbiamo inventata è tutta qua, nel nostro pianeta, e nonostante gli studi fin qui fatti, non si trova la maniera di risolvere il problema.

Cominciamo perciò ora, subito, a eliminarla tutte le volte, almeno 10, che lo si può fare personalmente, sembrerà banale e forse anche semplicistico, ma qualcosa nel nostro piccolo possiamo fare per diminuire questo enorme consumo quotidiano.

La mia lotta contro la plastica risale a quasi un trentennio fa, quando scelsi di acquistare un depuratore che allora, essendo uno dei primi in produzione costò circa 2 milioni e 200 mila lire, ma già a fine di quell’anno anno i tentennamenti per la spesa che avevo fatto sparirono perché era di grande soddisfazione fare la conta delle bottiglie di plastica risparmiate all’ambiente in 12 mesi.

Ma ovviamente la lotta allo spreco di plastica andava condotta su più fronti e quindi, già alle prime feste dei bambini e degli adulti concedevo solo 1 bicchiere di plastica con su scritto il nome (ma questo penso che ormai  lo facciano tutti).

Ho poi fatto un altro passo scrivendo con la penna indelebile sui bicchieri di vetro dei numeri da 1 a 100. Rimaneva però il problema dei piatti. Ne ho comprato un centinaio, di plastica sottile, riutilizzabile e lavabile in lavastoviglie.

Circa 4 anni fa,  per un lunedì di Pasqua, mi venne un’idea: lanciare una specie di concorso per il più bel completo da picnic: il successo è stato straripante: ci fu chi riesumò il completo da boy scout, chi utilizzò i cestini di vimini tanto belli e decorativi, chi semplicemente mise un piatto, una forchetta, un coltello e un bicchiere in una sacca di stoffa come ne abbiamo tante in casa e partecipò cosi.

In quella occasione annunciai a tutti che da quel momento, a casa mia, le feste sarebbero state caratterizzate dall’obbligo di dotarsi del proprio completo da picnic. Ebbene, credetemi, adesso il problema è finalmente risolto e i sacchettoni pieni di plastica alla fine della giornata sono solo un triste ricordo, con grande soddisfazione di tutti!

Ma c’è di più: con grande orgoglio ho appreso che per la pasquetta di quest’anno, gli organizzatori che coordinano il gruppone swing (che frequento), hanno chiesto a tutti di portare il proprio completo da picnic, altrimenti chiamato kit di sopravvivenza!

Riuscite a immaginare quante tonnellate di plastica risparmieremmo nel pianeta se tutti, tutti in tutta Italia, facessimo cosi. Non è una grande soddisfazione?  Mi permetto perciò di stilare un elenco di buone abitudini in materia che tutti conosciamo, anche se a volte, ci capita di dimenticarcene e allora cominciamo la nostra “piccola” rivoluzione:

1) Le scampagnate primaverili sono imminenti, pasquetta, 25 aprile, 1 maggio. Sono convinta (mi illudo?) che faccia male a tutti vedere quei sacchettoni neri pieni di piatti, bicchieri, posate, che tutti sappiamo vedremo affiorare a mare questa estate tra un bagno e l’altro. In questo caso il completo da picnic personale con bicchiere, piatti, posate da riusare nella scampagnata successiva eliminerebbe immediatamente, in un sol colpo, tonnellate di plastica.

2) Si pensi poi agli altri gesti quotidiani: quanti milioni di bicchieri di plastica vengono usati nei bar e buttati via giornalmente per un sorso d’acqua… Ma chiediamolo in bicchiere di vetro no? Qualunque bar dove sono stata mi ha accontentata con piacere.

3) Nei panifici sono soliti, per abitudine, dare il pane, già imbustato nel sacchetto di carta. Ma spesso viene aggiunta la busta di plastica: rifiutate sdegnosamente e quando dicono sorpresi, ‘ma non lo facciamo pagare’, ribattete che questo è il male, facendo sentire in colpa loro e anche i presenti per l’uso sconsiderato che della plastica si fa.

4) Dal fruttivendolo, fatevi pesare singolarmente gli ortaggi e la frutta e metteteli direttamente nella grande busta riutilizzabile, a casa li porrete in frigo o dove volete, utilizzando i sacchetti di carta del pane, e, sempre dal fruttivendolo, prendete l’abitudine di scegliere le carote sfuse o col ciuffo verde. Evitiamo i contenitori di plastica dura e/o polistirolo.

5) Evitiamo le confezioni regalo e gli inutili imballaggi, basterà un fiocchettino, anche disegnato, a impreziosire un pensiero

6) Utilizziamo i sacchetti vuoti della pasta per conservare i cibi in frigo.

7) Riutilizziamo per l’asporto le vaschette nelle quali  compriamo formaggi, olive, salumi e altri cibi.

8) Utilizziamo detersivi alla spina e riempiamo gli stessi flaconi di plastica innumerevoli volte, sono indistruttibili.

9) Usiamo le bottiglie di vetro da riempire nella casetta dell’acqua o nella fonte che preferite e se poi una bottiglietta di plastica la volete usare da mettere in borsa, vabbe’ passi, tanto, si riempie più volte.

10) Basta con i milioni di palloncini di plastica tanto festosi e colorati che si librano nell’aria e vanno a finire nelle campagne, negli stomaci degli uccelli e a mare.

All’inizio sembra complicato ma alla fine, come mi ha confessato la mia amica, ti contagia, e ogni piccolo rettangolo di plastica risparmiato al mondo ti riempie di soddisfazione perché pensi ai tuoi figli, a tuoi nipoti e a chi verrà dopo di loro.

Pina Motta