Egregio sindaco di Belpasso Daniele Motta, il suo predecessore Carlo Caputo, nei cinque anni in cui è stato seduto sulla poltrona di primo cittadino, ha sempre rifiutato interviste che questo giornale gli ha proposto. A ogni atto su cui L’Informazione chiedeva chiarimenti, Caputo si metteva davanti alla tastiera, dava la “sua” versione dei fatti e ci insultava.

Lei, invece, da quando si è insediato, ha mostrato di essere diverso: ha cercato il dialogo, ha sempre inviato i suoi comunicati stampa (pubblicati quasi tutti), ha accettato di farsi intervistare ogni qualvolta glielo abbiamo chiesto, e quando le abbiamo proposto: sindaco, ci manda un comunicato o facciamo un’intervista?, lei ha risposto: “Meglio un’intervista”. E noi ci siamo sempre resi disponibili. Eventualmente ci corregga se sbagliamo.

Con questo comportamento, abbiamo avuto l’impressione – forse errata – che lei abbia inteso indirettamente prendere le distanze dagli atteggiamenti di chi l’ha preceduta, e nello stesso tempo da un suo stranissimo gesto di qualche anno fa, quando – mentre da consigliere comunale sosteneva la maggioranza di Caputo, dopo esserne stato assessore – rifiutò un’intervista, da noi proposta, sulla misteriosa perdita della Farmacia comunale con la seguente frase: “Non mi interessa fare un’intervista su questo argomento”, come se lei fosse un cittadino comune e non un consigliere comunale con dei doveri precisi.

Domenica scorsa – dopo che abbiamo pubblicato l’articolo sull’interrogazione del M5S sui rimborsi (ritenuti illegittimi dall’opposizione) a un assessore e a un ex assessore – l’abbiamo cercata, poiché ci sembrava corretto concederle diritto di replica. Analoga cosa abbiamo fatto con l’assessore Davide Guglielmino, che di questi rimborsi è stato beneficiario.

La stessa sera lei in privato su wa, e la mattina successiva l’assessore Guglielmino al telefono, avete espresso ampia disponibilità e assicurato che entro martedì o mercoledì avreste chiarito questa vicenda con una intervista. Per venirvi incontro abbiamo detto: stabilite voi se martedì o mercoledì e fateci sapere. È trascorsa una settimana e nessuno si è fatto vivo.

In compenso, nel frattempo, lei e il suo assessore vi siete messi alla tastiera e avete dato la vostra versione dei fatti, parlando di “macchina del fango” e di “malvagità” (l’assessore Guglielmino); di “polveroni politici o ancor peggio mediatici”, di “pochezza delle argomentazioni”, e di “speculazioni nei confronti di questa Amministrazione” (lei). Addirittura nel suo post, signor Sindaco, ha pure citato una frase del Vangelo: “La verità ci renderà liberi”.

Quale verità? Quella che date sui Social, senza che nessuno vi ponga un briciolo di domanda? La verità, signor sindaco, emerge dal confronto, dal dibattito, dal pluralismo, fra la voce ufficiale, l’opposizione, gli organi di informazione e i cittadini.

Fare le interviste a giorni alterni e in base agli argomenti da trattare è già, di per sé, una scelta discutibile. Dire di accettare un’intervista e sottrarsi al confronto è un fatto che si commenta da solo.

Luciano Mirone