“La cattedrale era ed è ancora una mamma malata. Riaverla oggi significa almeno che è uscita in maniera definitiva dal coma”. E’ con queste parole che l’arcivescovo di Agrigento, il cardinale Francesco Montenegro, ha annunciato questa sera alla città e alla comunità dei fedeli la riapertura della cattedrale di San Gerlando. Il duomo di Agrigento ha riaperto le porte ai fedeli dopo 8 lunghissimi anni di attesa e polemiche. La cattedrale è stata messa in sicurezza, con 17 catene d’acciaio, perché rischiava di scivolare a valle a causa del dissesto idrogeologico del colle sul quale sorge. “In questi anni, la speranza, talvolta, sembrava sbiadirsi e addirittura spegnersi a causa di atteggiamenti non sempre interpretabili, delle molte deludenti e insincere parole e delle tante vuote e finte promesse”, ha detto don Franco, come ama farsi chiamare l’arcivescovo di Agrigento. Davanti al cardinale Montenegro c’erano tanti politici, a partire dal sindaco di Agrigento Lillo Firetto, l’assessore regionale alle Infrastrutture Salvatore Cordaro e il presidente dell’Ars Gianfranco Micciché. “I lavori non sono completati, si deve ultimare la messa in sicurezza dell’edificio e poi dovrebbe iniziare il rinsaldamento della collina e infine ci vorrà il restauro finale dell’ edificio – ha spiegato l’arcivescovo – Quel che conta però è che, dopo tanti lunghi anni, siamo oggi qui, per pregare e ritrovarci come chiesa santa di Dio”. Anche il parroco della Cattedrale, padre Giuseppe Pontillo, ha rimarcato l’urgenza e la necessità di affrontare il tema del consolidamento del colle “superando tecnicismi burocratici e agendo con celerità”.
Pontillo ha evidenziato come, in questi anni, si siano moltiplicati i ritardi, fra cui quello “della politica a dare risposte ai bisogni del nostro popolo e alla cura del bene e beni comuni”.
Nella foto: la cattedrale di Agrigento
Ansa
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