Il Pd non è manco più un partito allo sbando. È un partito che si è già schiantato nel burrone, come i due protagonisti de Il sorpasso, celebre film di Dino Risi, dopo aver trascorso il giorno di ferragosto fra yacht, night club e belle donne, in preda ai “furori astratti” del boom economico.

Di quei protagonisti, a morire è quello più ingenuo (Jean Luis Trintignant); l’altro (Vittorio Gassman), il più sfrontato, resta vivo, ma ormai è un disperato che vaga in una società che comincia a perdere i suoi valori.

Non c’è migliore metafora del film di Risi per descrivere il Pd di oggi. Un partito imborghesito e oltre quell’”orlo di una crisi di nervi” in cui si trovava fino a qualche mese fa. Avendo perso i principi dei suoi Padri spirituali, si aggira nella società italiana farfugliando frasi incomprensibili, come qualcuno in Parlamento quando tenta di abborracciare un’opposizione alla quale non crede neanche lui, in forte crisi di identità fra il nuovo partito centrista vagheggiato da tempo e una permanenza nel Pd per tentare di svuotarlo fino a morte accertata.

Con l’annullamento delle primarie in Sicilia e la conseguente elezione a segretario regionale di Davide Faraone, siamo alla farsa. Quando abbiamo pubblicato la notizia sui Social, fra i vari commenti, c’era il link di una scenetta di Stanlio e Ollio che ridono a crepapelle. Lo stato d’animo dell’elettorato è questo. La risata è peggio della pena, poiché esprime una totale mancanza di stima nei confronti di qualcuno o di qualcosa.

La cosa più triste non è la sconfitta, ma l’impotenza di non riuscire a trovare il filo di una politica che riesca a parlare alla gente, di un rinnovamento che tenga conto della parte migliore della Società civile, di un linguaggio nuovo, di un’agenda politica che, assieme alle vecchie emergenze (il lavoro, le periferie, la scuola, la mafia, la corruzione, i giovani) inserisca le nuove, come il clima, l’ambiente, le guerre, il capitalismo selvaggio, l’immigrazione, la povertà, la solidarietà, il terrorismo. Il Pd, tutto questo, non lo ha espresso: se lo ha fatto, confessiamo che non ce ne siamo accorti.

Confessiamo che ci dispiace davvero vedere un partito ridotto così. Ci sono realtà (vedi Belpasso, provincia di Catania) dove gente iscritta al Pd si candida tranquillamente con Diventerà bellissima o con Forza Italia, e altra gente che collabora con l’attuale sindaco di destra, con il consenso della sezione locale  – che non ritiene di innescare un dibattito – e della Federazione provinciale che, secondo fonti interne, nel corso della campagna elettorale per le ultime amministrative ha addirittura invitato gli iscritti a candidarsi con Musumeci o con Berlusconi e a rimanere rimanere contemporaneamente iscritti nel Pd. Lo abbiamo già scritto, ma non è mai arrivata alcuna smentita.

Siamo convinti che la società italiana abbia bisogno di una sinistra matura, ma siamo altrettanto convinti che la parte maggioritaria del Pd non sia in grado di affrontare le nuove sfide. Occorre una classe dirigente nuova. Se ci guardiamo in giro c’è. Basta vedere Mimmo Lucano e i tanti sindaci (non importa l’età, importa quello che fanno) che hanno cambiato straordinariamente il volto delle loro città. Basta vedere gli esempi che vengono dal mondo del volontariato e dalla Società civile. Non sappiamo se chiamarla sinistra. Sappiamo che c’è. Questo basta.

Nella foto: Jean Luis Trintignant e Vittorio Gassman in una scena del film Il sorpasso di Dino Risi

Luciano Mirone