Il dottore Carlo Palermo, ex giudice prima di Trento e poi di Trapani negli anni Ottanta, si ritiene  “un sopravvissuto”, essendo scampato all’attentato di Pizzolungo, nel 2 aprile del 1985. Sopravvissuto lo è, non solo alla terribile esplosione in cui persero la vita la signora Barbara Rizzo e i due figlioletti Salvatore e Giuseppe Asta, ma anche alla lunga e sanguinosa stagione in cui sono caduti uomini di Stato e altri giudici come Ciaccio Montalto, Terranova, Chinnici, Falcone, Borsellino e molti altri.

Carlo Palermo e Margherita Asta sul luogo della strage a Pizzolungo, lungomare di Trapani, luogo dell’attentato del 2 aprile 1985

Fino alla pubblicazione del libro La Bestia, edito da Sperling & Kupfer, scritto dall’ex giudice Carlo Palermo, chi ha seguito la cronaca giudiziaria dei processi di mafia, i risvolti nelle vicende che hanno condizionato la vita del nostro Paese degli ultimi decenni, ha attribuito alla Mafia stessa o, al massimo, ai suoi rapporti con porzioni deviate dello Stato (come è emerso dall’ultimo processo sulla Trattativa Stato-Mafia), la matrice terroristica ed eversiva di tali delitti. Ma dal momento in cui è venuto alla luce il libro La Bestia, dovrà necessariamente andare oltre, ad un livello più alto. Rispetto a tali stragi, infatti, Palermo descrive e documenta l’esistenza di quello che Vito Ciancimino definì il “quarto livello”, che avrebbe coinvolto, non solo Cosa Nostra e i servizi segreti deviati italiani, ma anche la mafia americana, noti e meno noti esponenti della massoneria nazionale e internazionale, gruppi di potere finanziario, influenti politici italiani e statunitensi, la CIA (Central Intelligence Agency) e la NSA (National Security Agency, Agenzia per la Sicurezza Nazionale, l’organismo governativo americano che si occupa della sicurezza nazionale).

Il libro non offre solo il resoconto di quarant’anni di indagini, ma anche l’opportunità di trovare il bandolo di una matassa intricatissima in cui sono molteplici i delitti rimasti senza mandanti. Come sappiamo, i processi su Pizzolungo, Capaci, via D’Amelio si sono risolti con un nulla di fatto. A chi bisogna attribuire le colpe di queste stragi che hanno insanguinato la nostra storia? Può la magistratura da sola fornire risposte a tali quesiti, o a questo punto occorre procedere con un metodo storico, capace di partire dai documenti raccolti dai magistrati e avviare una ricostruzione più ampia e razionale dei fatti?

La Bestia e il traffico d’armi e droga. Per cogliere meglio il carattere innovativo delle indagini svolte dall’ex magistrato, occorre leggere ogni pagina del libro segnando i nomi, alcuni difficili da ricordare, le date e i collegamenti, seguendo il filo di un resoconto che riguarda la cronistoria delle ipotesi investigative che egli ha sviluppato negli ultimi quarant’anni. Dai documenti esaminati, dagli interrogatori effettuati e dalle interviste raccolte, emerge una quantità smisurata di segreti di Stato che fungono da copertura a molteplici intrecci, dietro i quali si occultano traffici di armi e droga, passaggi di denaro nei conti bancari nazionali ed esteri, conflitti di potere e trame politiche e da cui scaturiscono omicidi, stragi e ricatti. All’estero, nei territori del Medio Oriente, nei paesi sottosviluppati in Africa e in America Latina, tali traffici causano guerre, eccidi, genocidi.

Un viaggio che al lettore potrebbe apparire sfidante, ma che sin dall’inizio risulta appagante per la completezza degli elementi, per la capacità di sciogliere nodi irrisolti, di cogliere legami oscuri nei molteplici misteri della storia degli ultimi sessant’anni. Un’opera che dedica molto spazio, legittimamente, alle simbologie massoniche (come quella ad esempio dei Rosa-Croce e della Grande Madre), allo loro presenza diffusa sui frontali delle chiese (come la Chiesa Madre di Erice), nell’architettura contemporanea (quale la Piramide rovesciata del Louvre a Parigi) e nei testi storici. Uno studio semiotico approfondito, una preziosa grammatica dei simboli massonici per conoscere e comprendere la predominanza storica delle logge segrete nelle vicende storiche, un saggio che rivela quella che il filosofo Ricoeur definì “ermeneutica del Male”: la simbolica del male è luogo privilegiato per l’interpretazione della storia.

Barbara Rizzo Asta e i gemelli Giuseppe e Salvatore, dilaniati nella strage di Pizzolungo destinata al giudice Carlo Palermo. Oggi della famiglia Asta l’unica superstite è Margherita che quel giorno non era sulla macchina con la mamma e i fratellini.

E tale interpretazione viene annunciata già dal titolo, che evoca alla memoria la figura dell’Apocalisse di Giovanni: la Bestia. Chi è o meglio che cosa è la Bestia? Come ha dichiarato lo stesso Palermo durante la recente presentazione del suo libro a Calatabiano (il 28 novembre 2018, a cura della Fondazione La città invisibile), “la Bestia è il nome di un’operazione che è stata posta in essere dagli Stati Uniti, dopo il crollo del Muro di Berlino”. Infatti dal dopoguerra al 1989, anno del crollo del Muro, si era realizzata una vera e propria spartizione del mondo tra imperialismo americano e imperialismo sovietico. In Europa, totalmente nascosta alla magistratura e alle popolazioni dei paesi democratici, vigeva l’operazione “Stay Behind”, della quale l’ex presidente del Consiglio, Giulio Andreotti, rivelò l’esistenza solo nel 1990: un’operazione segreta che avrebbe dovuto, almeno nelle intenzioni, contrastare l’influenza politica o l’eventuale invasione militare dell’URSS dei Paesi europei tra cui l’Italia, ma che di fatto si tradusse nel controllo del territorio italiano da parte americana. Dalla Guerra Fredda in poi, l’Italia è stata utilizzata dalla Nato come luogo di coordinamento di azioni militari.

“Stay Behind” in Sicilia. L’Operazione “Stay Behind”, nel nostro Paese, prese il nome di “Gladio”. Essa ebbe come base operativa l’area tra Trapani e Palermo. Si servì di un vecchio aeroporto militare, quello di Milo, vicino alla ridente località turistica di San Vito Lo Capo, per il trasporto aereo di droga e armi. L’aeroporto era protetto dal braccio militare di Cosa Nostra, ma i traffici erano diretti dai servizi segreti italiani e dalla CIA. Le armi, vendute a dittature come quella di Somalia e Libia, erano scambiate con grossi quantitativi di eroina pura e morfina base, per essere poi raffinate ad Alcamo. Questa grande raffineria fu scoperta dal gruppo investigativo guidato dal giudice Palermo pochi giorni dopo l’attentato di Pizzolungo.

Alfia Milazzo

1^ puntata. Continua