La villa di Casteldaccia, dove sabato scorso sono morte 9 persone a causa del maltempo, è diventata il simbolo della tristezza e dell’illegalità di un Paese diventato l’ombra di se stesso a causa di decenni di malgoverno e di malversazioni che hanno riguardato tutti. Il clima in rapido cambiamento sta mettendo a nudo ciò che ci illudevamo di nascondere: le nostre responsabilità. Dalla politica che ha consentito tutto questo, ai cittadini che l’hanno votata, passando dai magistrati, dai giornalisti e dagli intellettuali che hanno chiuso gli occhi di fronte al disastro.

L’abusivismo edilizio è – assieme alla monnezza, alla disoccupazione e alla mafia – il peggiore dei mali che divora questo Paese. Forse il più grave. Mentre per gli altri esistono comunque delle idee – giuste o sbagliate – quantomeno per arginarli, per il cemento illegale non è mai stato portato avanti un progetto serio da parte dei governi di destra, di sinistra e dell’attuale, che su Ischia ha fatto capire da che parte sta.

Siamo fatti così: basta una giornata di sole per dimenticare bambini morti, paesi cancellati, famiglie distrutte; case, strade, ponti crollati, montagne franate. Pensiamo di essere ancora al di là di quella linea che separava il concetto di realtà da quello di speranza. E non ci accorgiamo che l’abbiamo abbondantemente superata. Ci basta che passi ‘a nuttata per rimuovere la nostra cattiva coscienza.

Il cambiamento climatico sta mettendo a nudo le miserie di questo Paese: abbiamo approvato condoni edilizi, condomini costruiti sulle montagne, sulle spiagge, nei letti dei fiumi, politici che hanno lucrato con le sanatorie. E ora paghiamo il conto. Tutti. Anche i pochi che sono stati dall’altro lato della barricata. Il cancro ci sta divorando e noi continuiamo a non vederlo.

Luciano Mirone