“Solo” 180 Euro di multa per aver superato il limite di velocità di 50 chilometri orari sulla strada statale Custonaci-San Vito Lo Capo, in provincia di Trapani. E fin qui – se davvero il limite è stato superato – nulla quaestio. Il problema è che – secondo un automobilista che ha presentato un ricorso al Prefetto di Trapani – l’auto dove era piazzato “l’autovelox in movimento” (il cosiddetto Scout speed) non aveva i titoli per potere rilevare la presunta infrazione.

Ne sta nascendo un “caso” politico che sta montando a vista d’occhio, in quanto almeno tre soggetti istituzionali in questo momento sono “in fermento”: la prefettura di Trapani e i Comuni di Custonaci e di San Vito lo Capo. Perché se si dovesse accertare che la “macchina di proprietà della società a responsabilità limitata, con sede a Catania” (che per ragioni di privacy non menzioniamo), non è abilitata a rilevare i limiti di velocità delle vetture di passaggio (come sostenuto dal ricorrente), non è da escludere che altri utenti potrebbero seguire l’esempio di questo automobilista  (magari producendo la sentenza di qualche Tribunale italiano che in un recente passato ha dato ragione agli automobilisti). A a quel punto gli effetti sui bilanci comunali – già pesantemente gravati – potrebbero avere esiti imprevedibili. Le Amministrazioni comunali dicono che si tratta di “prevenzione”. Le opposizioni dichiarano che è un modo subdolo di “fare cassa”, specie nel periodo estivo, quando in quella zona transitano centinaia di auto al giorno. “Una cosa – spiegano – è ‘fotografare’ una macchina che transita ad alta velocità, un’altra imporre un limite di 50 chilometri orari anche fuori città”, tra l’altro in presenza di una “segnaletica difettosa” e – sempre secondo l’opposizione – non proprio in linea con la legge che si vorrebbe fare applicare.

lo Scout speed viene installato nello specchietto retrovisore della Polizia ed agisce anche le l’auto è in movimento. Sopra: una vignetta di Roberto Mangosi

Tutto inizia un giorno dello scorso settembre, quando “gli operatori della Polizia Municipale di Custonaci – si legge nel ricorso – mediante apparecchiatura Scout Speed, in modalità di incrocio con veicoli provenienti in senso contrario, accertamento dinamico in movimento” (nel senso che l’auto rilevatrice non è ferma, come succede con l’autovelox tradizionale), “avrebbe accertato l’asserita violazione relativa al superamento del limite di velocità imposto dall’Ente proprietario della strada (Kmh 50)”.

“Da quanto brevemente esposto – prosegue l’automobilista – appare evidente che non sussista alcun obbligo di pagamento in capo al ricorrente”, perché “non sussiste alcun obbligo di pagamento”, quindi “il verbale di accertamento merita di essere annullato”.

Le righe successive chiariscono il perché. “Appare evidente, da quanto si trova scritto sul verbale, che l’autovettura usata dai Vigili Urbani accertatori, una Fiat Punto targata (…), non è un’autovettura di servizio, quindi intestata al Comune di Custonaci, ma da una visura effettuata dallo scrivente presso il locale Pra (Pubblico registro automolistico, ndr.), la stessa risulta essere di proprietà della società a responsabilità limitata con sede a Catania, immatricolata come autovettura uso proprio”.

Poi l’affondo: “Tale società svolge parecchie funzioni, tra le quali vi è quella di noleggio e commercio di apparecchiature elettroniche per il controllo della velocità con o senza operatore tecnico”. Quindi, dato che, come detto, l’autovettura risulta essere immatricolata “uso proprio”, “non può essere noleggiata a terzi in quanto se fosse stata noleggiata a terzi si sarebbe ravvisata la violazione dell’art. 84/7 del Codice della strada (‘Locazione del veicolo non destinato a tale uso’), invece se si trova alla guida persona che non sia dipendente della ditta proprietaria del veicolo, si sarebbe ravvisata la violazione dell’art. 82/8 del Codice della strada (‘Uso diverso’).

Il ricorrente, per suffragare la propria tesi, cita il decreto Minniti del 13 giugno 2017: “L’accertamento delle violazioni dell’art. 142 del Codice della strada (‘Eccesso di velocità’) deve essere effettuato con personale in uniforme o autoveicolo di servizio contraddistinte dalle insegne dell’Istituto da cui dipendono gli agenti accertatori, ovvero dal dispositivo supplementare visiva a luce lampeggiante blu (art. 177 del Cds)”.

Fin qui quanto contestato dal ricorrente. Ma la vicenda non finisce qui: la questione è stata rilanciata in questi giorni dai gruppi di opposizione sia di Custonaci, che di San Vito lo Capo. Quest’ultimo, con un proprio esposto al prefetto, al Libero consorzio comunale e alla Polizia stradale, oltre a richiedere  l’”annullamento del servizio di Scout speed”, sollecita le autorità preposte a chiarire “se l’attività Amministrativa messa in atto dal Comando di Polizia Municipale e dall’attuale sindacatura del Comune di San Vito lo Capo, relativamente all’affidamento diretto dello Scout Speed (affidato con determinazione n. 671 del 14.08.2018) è stata svolta nel rispetto delle norme vigenti in materia”.

Il movimento chiede inoltre, “qualora ne ricorrano i presupposti, di annullare tutte le multe emesse”. Fra le varie carenze rilevate, il gruppo di opposizione indica una carenza della segnaletica su tutto il tratto stradale. Addirittura, secondo il gruppo politico – a fronte di un limite di 50 chilometri orari – ci sono pezzi di carreggiata dove i segnali di limitazione sono di 70 chilometri orari, mentre nella frazione di Castelluzzo, il segnale di limitazione (50 chilometri) è nascosto dietro la vegetazione”.

Quindi l’attacco: “L’ente gestore della strada provinciale, invece di preoccuparsi di garantire la sicurezza stradale, ha dato l’autorizzazione al Comune di San Vito di utilizzare il servizio Scout speed senza una preventiva manutenzione delle sedi viarie, con l’aggravio che migliaia di turisti si vedranno recapitare  multe salate senza ricordare il perché”.

Ciliegina sulla torta: “Nel mese di settembre l’autovettura era una normale Fiat Punto senza indicazioni e/o scritte, mentre nel mese di ottobre è spuntata la scritta Polizia Municipale”. Adesso la parola ai sindaci dei rispettivi comuni.

Luciano Mirone