La Procura di Agrigento ha iscritto il ministro dell’Interno Matteo Salvini nel registro degli indagati. Il vicepremier è finito sotto inchiesta assieme al suo capo di gabinetto per sequestro di persona, abuso d’ufficio e arresto illegale in merito al caso della Diciotti, la nave della Guardia costiera con a bordo 177 migranti bloccata nel porto di Catania per 5 giorni. Ma che succede ora? E cosa rischia penalmente Salvini? Gli atti dell’inchiesta saranno trasmessi alla competente procura di Palermo che a sua volta li invierà al tribunale per i ministri della stessa città.

COS’E’ IL TRIBUNALE DEI MINISTRI – Il tribunale dei ministri è la sezione specializzata del tribunale ordinario competente per i reati commessi dal presidente del Consiglio e dai ministri nell’esercizio delle loro funzioni. La materia è regolata dalla legge costituzionale 16 gennaio 1989, n. 1, che ha modificato, tra gli altri, l’art. 96 della Costituzione il quale prevede che “Il Presidente del Consiglio dei ministri e i ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione del Senato della Repubblica o della Camera dei Deputati, secondo le norme stabilite con legge costituzionale”.

Presso il tribunale ordinario del capoluogo del distretto di Corte d’Appello è istituito un collegio composto di tre membri effettivi e tre supplenti, estratti a sorte tra tutti i magistrati in servizio nei tribunali del distretto che abbiano da almeno cinque anni la qualifica di magistrato di tribunale o qualifica superiore. Il collegio, noto come tribunale dei ministri, è competente per tutti i reati ministeriali commessi nel distretto nel quale è istituito.

COSA PREVEDE LA LEGGE – I rapporti, i referti e le denunce per i reati ministeriali sono trasmessi al procuratore della Repubblica presso il tribunale del capoluogo del distretto di corte d’appello competente per territorio, il quale, senza compiere nessun tipo di indagine, entro 15 giorni deve trasmettere gli atti al tribunale dei ministri e darne immediata comunicazione ai soggetti interessati, affinché possano presentare memorie o chiedere di essere ascoltati.

Poi, entro 90 giorni, compiute indagini preliminari e sentito il pubblico ministero, il tribunale può decidere l’archiviazione – non impugnabile – oppure la trasmissione degli atti con una relazione motivata al pm, affinché chieda l’autorizzazione a procedere alla camera di appartenenza dell’inquisito. Nel caso di Salvini la competenza è del Senato.

Secondo quanto previsto dalla legge, la Camera competente può, a maggioranza assoluta dei suoi componenti, negare l’autorizzazione a procedere ove reputi, con valutazione insindacabile, che l’inquisito abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di governo.

Il presidente del Consiglio, i ministri, nonché gli altri inquisiti che siano membri del Senato della Repubblica o della Camera dei deputati non possono essere sottoposti a misure limitative della libertà personale, a intercettazioni telefoniche o sequestro o violazione di corrispondenza ovvero a perquisizioni personali o domiciliari senza l’autorizzazione della Camera competente ai sensi dell’articolo 5, salvo che siano colti nell’atto di commettere un delitto per il quale è obbligatorio il mandato o l’ordine di cattura.

Nella foto: il ministro dell’Interno, Matteo Salvini

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