Dal porto di Catania assistiamo sgomenti alla scena della nave Diciotti, impossibilitata a scaricare 177 migranti (soccorsi al largo di Lampedusa) che attualmente si trovano a bordo, perché il ministro dell’Interno Matteo Salvini non consente lo sbarco se prima non risolve i suoi contenziosi con l’Europa per la ripartizione delle quote di extracomunitari nei Paesi dell’Ue che fuggono da guerre e carestie.

Sulla Diciotti ci sono diversi minorenni e 28 di questi, secondo Save the Children, sarebbero non accompagnati. Le persone a bordo, denuncia la portavoce dell’Unhcr, Carlotta Sami, “hanno subito abusi, torture, sono vittime di tratta e traffico di esseri umani. Hanno bisogno urgente di ricevere assistenza e diritto a chiedere asilo. Un diritto fondamentale, non un crimine”.

Dunque, una questione formalmente giusta come la ripartizione nell’Ue invocata da questo governo,  viene trattata nel modo più surreale, più tragico, più cinico possibile attraverso 177 migranti “tenuti in ostaggio” (come dichiara lo scrittore Roberto Saviano) dal governo italiano. “La Diciotti – dice ancora Saviano – rappresenta un caso gravissimo e illegale di sequestro di persona plurimo ‘di Stato”.

Il film lo abbiamo visto diverse volte, e chissà quante altre volte – finché questo governo resterà in carica – lo rivedremo. Del resto, se i consensi nei sondaggi crescono, gli applausi ai funerali sono scroscianti, e il silenzio degli alleati (Movimento Cinque Stelle in primis) è assordante, il leader della Lega può permettersi questo e altro.

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Sopra: i migranti della nave Diciotti

Che il clima, in Italia, non è più lo stesso di alcuni mesi fa lo dicono i fatti: a fronte di un ingresso nettamente inferiore di migranti rispetto al passato, registriamo atti di violenza non degni di un Paese ospitale come tradizionalmente viene considerata l’Italia. Non siamo al Klu Klux Klan, il movimento razzista che opera in America dalla fine dell’Ottocento e che propugna la superiorità della razza bianca rispetto a quella nera, ma i segnali degli ultimi tempi sono allarmanti.

E bisogna dire che fa impressione leggere l’intervista che la scorsa settimana il governatore della Sicilia, Nello Musumeci, ha rilasciato all’Espresso, quando ha definito gli immigrati “nostri fratelli”. Peccato che il silenzio di Musumeci – al pari di quello dei 5S – nei confronti del principale alleato Matteo Salvini sia diventato assordante.

Pochi comprendono le sofferenze e i patimenti di questa gente che chiede il sacrosanto diritto di campare: u saziu – dice un antico proverbio siciliano – non po’ crìdiri o diùnu; chi è sazio non può mai credere a chi ha fame.

Siamo troppo presi dal nostro egoismo, dalla nostra famelica esigenza di trovare un capro espiatorio cui scaricare le nostre frustrazioni e i nostri fallimenti, dalla nostra frenetica voglia di dimenticare chi eravamo, per capire che ci stiamo incattivendo e stiamo smarrendo la strada maestra che le antiche civiltà ci hanno indicato attraverso una cultura multirazziale e un collaudato senso dell’accoglienza rappresentato da tante persone comuni, tante associazioni, tanti sacerdoti, tanti professionisti che prestano gratis la loro prestazione per aiutare i migranti.

Bisogna essere orgogliosi di organizzazioni come Medici Senza Frontiere (Msf), che ieri hanno dichiarato: “Esortiamo le autorità italiane a concedere rapidamente lo sbarco in modo da poter prestare le cure”.

Bisogna essere orgogliosi dei cittadini catanesi che si sono dati appuntamento stasera alle 20,30 al porto del capoluogo etneo con l’iniziativa per i migranti della Diciotti “Portate un arancino, simbolo di accoglienza e accudimento”.
Bisogna essere orgogliosi delle associazioni catanesi che chiedono che la nave Diciotti sbarchi nel capoluogo siciliano:Da molti giorni – scrivono Lila, Femministorie, I Siciliani giovani, Orione, Welcome to Europe, COPE, Restiamo Umani, Rete Antirazzista catanese, Cobas, Catania Bene Comune, Comitato No Muos-No Sigonella, la città felice, Ragna-tela, Sunia Catania, Emergency gruppo territoriale di Catania – 171 donne, bambini e uomini, fuggiti dalla miseria, dalla guerra e dai lager libici dove hanno subito le violenze dei trafficanti di esseri umani, si trovano sulla nave della Guardia Costiera italiana Diciotti”.

“È inaccettabile – sostiene il cartello di associazioni etnee – la scelta del Governo italiano, e in particolare del Ministro dell’Interno Matteo Salvini, di impedire lo sbarco nel territorio italiano delle 171 persone stremate e in precarie condizioni di salute”.

“Nessun obiettivo politico del Governo può giustificare l’utilizzo di centinaia di vite umane come arma di ricatto, considerate carne da macello, non vite e speranze ma numeri da distribuire o respingere. Catania è città di solidarietà e accoglienza e vogliamo che il nostro porto sia immediatamente aperto e che le autorità lascino sbarcare le 171 persone dalla nave Diciotti. Nessuna donna e nessun uomo è illegale. Restiamo umani”. Dal porto di Catania è tutto.

Luciano Mirone