Davanti a quella chiesa che fa parte del convento di San Vito, Nino Bixio nel 1860 fece fucilare cinque contadini per reprimere la rivolta conosciuta dalla storia risorgimentale come “I fatti di Bronte”. Adesso la chiesa di San Vito verrà ristrutturata dalla Regione siciliana con un finanziamento di quasi 800mila Euro grazie ai fondi del Patto per il sud. Con questa cifra si dovrà totalmente rifare il tetto, eliminare le infiltrazioni, rifare la pavimentazione ed effettuare operazioni di restauro conservativo nel rispetto dei vincoli imposti dalla Soprintendenza ai Beni culturali.

Ad annunciarlo è il sindaco di Bronte, Graziano Calanna: “Ancora una volta abbiamo un’occasione per festeggiare. Lo abbiamo fatto spesso in questi mesi grazie ad altri finanziamenti ottenuti. In questa vicenda è doveroso ringraziare i Frati che hanno dimostrato generosità e amore verso la storia di Bronte, la Giunta ed i consiglieri della maggioranza per il lavoro sinergico che ci permette di raggiugere questi risultati”.

A richiedere alla Regione il finanziamento erano stati i Frati Minori osservanti dell’Ordine di San Francesco, cui negli anni successivi si è affiancato il Comune – segnatamente l’attuale sindaco, collaborato dal geometra Gino Pinzone, particolarmente legato alla chiesa di San Vito – in una complessa quanto difficile trattativa con la Regione per recuperare i finanziamenti dei progetti inseriti nel Patto. Ieri l’architetto Sergio Girardi, dirigente responsabile del Servizio 7 dell’assessorato regionale delle Infrastrutture, ha firmato il decreto di finanziamento.

“Stiamo raccogliendo i frutti di un grande lavoro”, seguita il sindaco. Negli ultimi anni, il Comune ha ottenuto una serie di finanziamenti per la Chiesa del Rosario, il Polo sportivo, i cantieri di lavoro, l’asilo Puccini e il cimitero. “Nel 2019 – conclude il primo cittadino – Bronte si trasformerà in un grande cantiere”.

Nella foto: la chiesa e il piazzale di San Vito dove è avvenuta la fucilazione dei cinque contadini per ordine del generale Nino Bixio, dopo l’entrata in Sicilia delle truppe garibaldine

Angelo Conti