Matteo Salvini tira dritto. I Cinquestelle ne mettono in discussione la prosecuzione. Palazzo Chigi frena e l’Ue ribadisce che “è un progetto importante”. La Tav, la linea ferroviaria Torino-Lione, i cui lavori proseguono da anni, torna prepotentemente al centro del dibattito politico. Da un lato Salvini, con la Lega che si è sempre detta contraria a fermare il cantiere. Dall’altro il Movimento Cinque Stelle, con il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, che nei giorni scorsi ha messo in discussione la prosecuzione dei lavori della Torino-Lione esprimendo “rabbia e disgusto per come sono stati sprecati i soldi dei cittadini italiani” e chiedendosi se abbia “senso o meno portare avanti un’opera nata male”.

LA POSIZIONE DI SALVINI – Il contratto di governo pentaleghista, del resto, parla chiaro: “Con riguardo alla linea ad Alta Velocità Torino-Lione – si legge nel documento – ci impegniamo a ridiscuterne integralmente il progetto nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia”. Ma sull’ipotesi di bloccare i lavori della Tav, stamattina è stato il ministro dell’Interno Matteo Salvini a frenare. “Dal punto di vista personale secondo me occorre andare avanti e non tornare indietro” ha detto il vicepremier e ministro dell’Interno ai microfoni di ‘Mattino24′ su Radio 24, “L’opera serve e se per caso da un’analisi attualizzata del 2018 non serve, costa di più bloccarla che non proseguirla? – si è chiesto il titolare del Viminale -. Questo è il ragionamento che varrà su tutto, analisi costi benefici, la Tav, la Tap, la Pedemontana, Terzo Valico. Questo c’è scritto e questo faremo”. “C’è l’analisi costi-benefici – ha aggiunto Salvini – non è che faccio pagare agli italiani miliardi”.

Lione è concepita per questo, per diminuire l’inquinamento e per decongestionare il traffico (le autostrade della Pianura Padana sono intasate dai mezzi pesanti).

La Commissione ha stimato che il progetto sosterrà la crescita economica a livello regionale e locale, con la creazione diretta e indiretta di circa 15mila posti di lavoro, nelle imprese e nel turismo. L’opera dovrebbe essere completata tra il 2027 e il 2030: fa parte del Mediterranean Core Network Corridor, uno dei pilastri della politica comunitaria Ten-T: secondo il regolamento omonimo, gli Stati membri devono adottare le misure necessarie a sviluppare la rete entro il 2030.

L’OPPOSIZIONE – Sulla questione Tav l’opposizione non è rimasta alla finestra. Per il segretario del Pd, Maurizio Martina i costi dello stop all’alta velocità sarebbero molto alti. “Due miliardi di euro di penali, il blocco di finanziamenti europei, 4 mila posti di lavoro a rischio – ha denunciato Martina su Twitter -. La follia del governo di bloccare la Torino-Lione la pagherà un Paese intero”. Dello stesso avviso Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera. “Tav. Caos totale nel governo – ha scritto su Twitter – Giuseppe Conte dice no, Matteo Salvini dice sì. Qual è la linea dell’esecutivo gialloverde? Basta prese in giro, basta con il tergiversare di Danilo Toninelli e Luigi Di Maio. Per Forza Italia le infrastrutture sono fondamentali per il Paese”.

IL GOVERNATORE DEL PIEMONTE – In Piemonte, ha preso la parola il governatore Sergio Chiamparino: “In attesa che il ministro Danilo Toninelli e il premier Giuseppe Conte si chiariscano le idee sull’analisi costi-benefici della Torino-Lyon, e che magari decidano di ascoltare anche le opinioni di qualcuno che non appartenga alla loro tribù – si legge in una nota – convocherò entro il mese di settembre un incontro di tutte le rappresentanze economiche, sociali, istituzionali e politiche per far risuonare chiare e forti le voci della società piemontese a favore dell’opera. E’ indispensabile un moto d’orgoglio che impedisca che la nostra regione venga messa ai margini di tutte le relazioni economiche, nazionali e internazionali”. Chiamparino si è quindi rivolto ai leghisti “che nel loro programma elettorale avevano il completamento del Tav” affinché “insorgano per bloccare questa deriva anti-piemontese e contraria agli interessi del Nord-Ovest e dell’intero Paese”.

I SINDACATI – Dal canto loro, i sindacati, hanno sottolineato che “fermare tutto sarebbe sbagliato. Il Paese ha bisogno di grandi infrastrutture” affermano in una nota congiunta, Vito Panzarella, Franco Turri e Alessandro Genovesi, segretari generali di Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil. “L’alta velocità-alta capacità, così come il passaggio da gomma a ferro o ai corridoi del mare, sono una sfida fondamentale – hanno spiegato – per un Paese che muove ancora il 90% delle merci con un inquinante e costoso trasporto su tir. La connessione con i grandi corridoi europei è parte indissolubile del rilancio delle nostre aziende manifatturiere e non solo e per rompere l’isolamento delle aree interne”.

Nella foto: il cantiere della Tav

Adnkronos