La Dia di Catania sta eseguendo arresti per presunte distrazione di fondi di titolari di casa di cura per anziani disabili. Titolari che sarebbero legati alla massoneria e ad associazioni antimafia. Il ‘buco’ nella gestione dell”Istituto’ sarebbe di 10 milioni di euro. Il provvedimento restrittivo, emesso dal Gip nei confronti di cinque indagati nell’ambito di un’inchiesta sulla gestione di fondi regionali coordinata dal Procuratore Carmelo Zuccaro, è in corso di esecuzione da parte di personale della Dia di Catania, diretta da Renato Panvino, supportato dai centri operativi di Palermo, Reggio Calabria, Caltanissetta e dalla sezione di Messina. Sull’indagine, denominata ‘Giano bifronte’, il procuratore capo Zuccaro terrà un incontro con i giornalisti alle 10.30 nella sala conferenze della Procura.
E’ l’istituto medico psico-pedagogico Lucia Mangano di Sant’Agata li Batiati di cui e’ presidente Corrado Labisi la struttura al centro dell’inchiesta ‘Giano bifronte’ della Procura di Catania, coordinata dal procuratore Carmelo Zuccaro, dall’aggiunto Sebastiano Ardita e dal sostituto Fabio Regolo. La famiglia Labisi e’ nota per due noti premi internazionali antimafia: quello dedicato alla madre ‘Antonietta Labisi’ e il ‘Livatino-Satta-Costa’. L’istituto era stato al centro di una perquisizione. eseguita dalla Dia, per l’acquisizione di documenti e atti alla fine del settembre del 2017.
Intanto personale della Dia di Catania, diretto dal capocentro Renato Panvino, coadiuvato da colleghi di altri centri, sta eseguendo ispezioni in banche in cui sono accesi a conti correnti della casa di cura per anziani che, secondo la Procura ha un ‘buco’ di 10 milioni, per eseguire un sequestro preventivo per oltre 1,5 milioni di beni. Perquisizioni, disposti dalla Procura distrettuale di Catania, sono in corso anche in uffici e in sedi in cui gli indagati hanno eletto il loro domicilio alla ricerca di documenti utili all’inchiesta.
Ansa
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