Per la prima volta dopo sessantaquattro anni, il Festival del cinema di Taormina rischia seriamente di saltare. A metterlo in discussione non è la mancanza di soldi o di artisti, ma la carta bollata di una associazione romana che ha presentato un esposto al Tar, sia contro Taormina Arte (sotto la cui egida viene organizzato il TaoFest) sia contro Videobank, azienda di servizi video per l’Italia e per l’estero, che recentemente ha presentato l’unica busta di partecipazione al bando per allestire l’evento.

Un bando – secondo i redattori dell’esposto – “palesemente illegittimo”. Di esso “si chiede l’annullamento”, ed intanto “la sospensione”, anche per “violazione dei principi di legalità, di imparzialità e dei principi di massima partecipazione, di parità di trattamento, di trasparenza”.

Per l’apertura del plico contenente l’offerta di Videobank, la commissione aggiudicatrice ha deciso di aspettare fino al 21 giugno, data in cui il Tar si pronuncerà sull’esposto. Nel frattempo saremo a ridosso della serata inaugurale del festival prevista per il 14 luglio (la manifestazione si concluderà il 20). E dopo? Probabilmente ci saranno i ricorsi al Cga, l’organo di appello della magistratura amministrativa, che prenderà altro tempo per decidere, con un ulteriore slittamento nel periodo a ridosso o addirittura successivo alla data della rassegna. E quindi? Quindi o la manifestazione salterà, o si farà un’edizione ridotta (come lo scorso anno), oppure tutto sarà rinviato a una data compatibile con la conclusione dell’iter giudiziario.

Lino Chiechio, general manager di Videobank. Sopra: un momento della manifestazione degli scorsi anni

Un fatto appare certo: fino a quando la politica non deciderà di mettersi a lavorare seriamente per questo festival, è meglio abbandonare i sogni di gloria di una Taormina famosa nel mondo per la sua prestigiosa rassegna cinematografica.

Veniamo a ieri, data stabilita per l’apertura del plico: quando tutti credevano che l’edizione 2018 avrebbe avuto un organizzatore capace di investire le risorse necessarie (circa 300mila Euro) per un evento in linea col passato, ecco la sorpresa: operazione bloccata e rinviata al 21 giugno e poi… chissà.

Tutto si è consumato nei giorni scorsi, quando questa “associazione culturale riconosciuta“ (così si legge) denominata Codici di cultura e Codici – Centro per i diritti del cittadino, presenta un esposto recante la data del 2 giugno 2018. Nello stesso giorno, il quotidiano la “Gazzetta del Sud” di Messina pubblica un articolo non firmato in cui anticipa il nome di Videobank come unica azienda partecipante al bando. Nel giro di poche ore l’associazione capitolina deposita telematicamente ventuno pagine di esposto nella cancelleria del Tar di Catania contro l’azienda di Belpasso e contro la Fondazione taorminese, allegando il pezzo della testata messinese.

L’associazione romana – si legge ancora – è un “ente del terzo settore, costituito per la tutela, la promozione e l’incentivazione della cultura e dell’arte intese nelle forme più ampie del loro significato, nonché della tutela, promozione e valorizzazione delle cose di interesse artistico e storico”, ed è un’”Associazione maggiormente rappresentativa a livello nazionale degli interessi e dei diritti degli utenti e dei consumatori”.

In quelle ventuno pagine il sodalizio chiede fra l’altro “l’annullamento del provvedimento di aggiudicazione del contratto di sponsorizzazione in favore della Videobank Spa”, perché la società catanese, secondo l’associazione, non possiede i requisiti necessari per organizzare una “rassegna tra le più importanti a livello nazionale e internazionale” come il Taormina Film Festival, “ideato come strumento di valorizzazione del territorio”.

E per suffragare questa tesi  ripesca la sentenza del Tar dello scorso anno, quando Videobank – che si era aggiudicata la gara – venne estromessa a causa di un esposto presentato dall’associazione Agnus Dei – anche questa romana – facente capo all’imprenditrice Tiziana Rocca, che nei quattro anni precedenti aveva organizzato la rassegna senza alcuna gara e grazie ad affidamento diretto.

Tiziana Rocca, organizzatrice di quattro edizioni del Taormina Film Festival

Il passaggio che l’associazione estrapola dalla sentenza dello scorso anno e il “requisito mancante” dal curriculum di Videobank che pure il bando allora richiedeva: “l’esperienza biennale in materia di organizzazione e gestione dell’attività ad eventi (non meramente televisivi) assimilabili a quelli oggetto della procedura”.

Un requisito diventato oggetto di attacchi furibondi, allora, da parte del consigliere comunale di opposizione Eugenio Raneri che, dopo aver denunciato la vicenda perfino all’Anac di Raffaele Cantone, definì “sartoriale” quel bando di gara, cioè “cucito su misura per Tiziana Rocca”.

I legali dell’associazione capitolina sottolineano il fatto che il presente bando “avrebbe dovuto quantomeno rivolgersi a soggetti che, come attività prevalente, se non esclusiva, organizzano e gestiscono grandi eventi di natura culturale e artistica”. “A questi soggetti – fanno rilevare – e solo a questi, la Fondazione (Taormina Arte, ndr) avrebbe dovuto aprire la procedura selettiva”.

Invece quest’anno l’Avviso pubblico, si legge nell’esposto, si rivolge “indistintamente a tutti gli imprenditori individuali, le società commerciali, le società cooperative, i consorzi, le associazioni, le fondazioni, o raggruppamenti temporanei fra essi, costituiti o da costituire prima della sottoscrizione del contratto, richiedendo”, fra l’altro, “un fatturato pari ad almeno 700mila Euro al netto dell’Iva” nel triennio 2015, 2016, 2017. Ed è questo brano, probabilmente, a risultare indigesto all’associazione romana.

Lino Chiechio, general manager di Videobank, non fa una piega: “Anche se stanno cercando di metterci  i bastoni fra le ruote, se avremo il via libera dal Tribunale amministrativo, faremo il Festival, anche costo di organizzarlo tre giorni prima”. La partita è aperta. Anche perché il bando prevede che chi si aggiudica l’edizione di quest’anno, avrà il diritto di opzione per quella del 2019.

Luciano Mirone