“Sembra impossibile, ma nel 2018 in Italia ci sono ancora 400 mila abitanti” (ripartiti in 40 comuni) senza fognature, nel senso che “sversano lo scarico del water nei canali, nei prati o in mare. Più della metà delle emergenze sono in Sicilia, in particolare nella provincia di Catania”.

È la radiografia puntuale e impietosa che Milena Gabanelli fa sul Corriere della Sera a proposito della maxi multa di 25 milioni che lo scorso 31 maggio la Corte di giustizia del Lussemburgo ha inflitto all’Italia, perché da diciotto anni il nostro Paese non rispetta le leggi europee sui sistemi di depurazione dell’acqua.

Un tratto di costa siciliana con il mare inquinato a causa della mancanza di fognature e di impianti di depurazione. Il fenomeno riguarda solo alcune località, mentre altre possono vantare le Cinque Vele di Legambiente. Sopra: la carenza di un impianto fognario

A questo va aggiunta la mancanza di depuratori: ”Sul 21 per cento del territorio, l’acqua che scende dallo scarico del wc, quella con cui si lavano i piatti o si fa la doccia, non viene correttamente trattata per essere rimessa in circolo. Come rilevato dall’Istat ci sono 342 comuni, in cui vivono 1milione e 400mila abitanti, completamente sprovvisti di impianti di depurazione”.

Anche in questo caso “la maggior parte sono al Sud: 75 in Sicilia (12,9 per cento della popolazione regionale), 57 in Calabria, 55 in Campania”.

Una multa salatissima, alla quale bisogna aggiungere “30 milioni per ogni semestre di ritardo fino alla completa messa a norma. Secondo il Commissario straordinario, alla fine il conto sarà di mezzo miliardo”.

“Soltanto per l’adeguamento della raccolta delle acque reflue di Catania – scrive Gabanelli – è previsto un intervento di 400 milioni di euro, ma i lavori non saranno conclusi prima di quattro anni, mentre a Palermo si deve ancora intervenire nello scarico che sversa i liquami nel fiume Oreto che attraversa il centro della città”.

Un camion preposto all’espurgo dei pozzi neri

Di chi sono le responsabilità?, si chiede la giornalista: “Bisognerebbe chiederlo ai presidenti delle Regioni – risponde il Commissario straordinario – e ai responsabili delle unità di ambito per quali ragioni non si è riusciti a fare partire il servizio idrico integrato. Le responsabilità sono di chi doveva organizzare questi servizi e non sono stati messi in campo”.

“Tutto è iniziato nel 1991 – prosegue Gabanelli – quando il Consiglio europeo con una direttiva ha chiesto agli Stati membri di mettere a norma, entro il 2000, gli impianti di trattamento delle acque reflue e il sistema fognario. Trascorsi dieci anni, da Bruxelles parte la prima procedura d’infrazione che si conclude con l’accertamento delle inadempienze da parte di 110 comuni. La maggior parte sono aree urbane del Sud Italia, 62 soltanto in Sicilia”. Ma – secondo l’Europa – nell’elenco compaiono anche Santa Margherita Ligure, Rapallo, Ischia e due centri del Friuli Venezia Giulia.

E non è tutto. Secondo il Corriere della  Sera, “si scopre che Courmayeur, rinomata meta sciistica, ad oggi è ancora deficitaria nei sistemi di trattamento dei liquami, e per rimediare servono 27milioni di euro. Al momento, per scongiurare la seconda ammenda dall’Europa, il Commissario ha messo mano a 28 cantieri ma, se gli enti locali non si daranno da fare, il rischio di far passare altri dieci anni senza concludere le opere ci ‘regalerà’ un’altra multa”.

Nell’articolo, inoltre, si fanno i nomi di Venezia e di Bologna, ma solo per il “trattamento secondario”, ossia per una capacità di smaltimento “inferiore rispetto al carico” dovuto (specie nella città lagunare) all’elevato numero di turisti.

“Disperdere nell’ambiente le sostanze organiche – si legge su Corriere – provoca un potente carico inquinante batteriologico e rischi sanitari, mentre le acque grigie, composte da detersivi e saponi, danneggiano l’habitat. Alla fine solo bonifiche molto costose potranno riparare i danni, ma intanto dobbiamo subito pagare la multa. Chissà se lo Stato chiederà i soldi alle Regioni inadempienti, che poi magari scaricheranno le sanzioni sulle bollette dei cittadini contribuenti”.

In quel caso, a pagare di più saranno le regioni del Sud, soprattutto la Sicilia, che si rivela “maglia nera” con la “vergogna” (così viene definita) di intere città senza fognature e senza impianto di depurazione.

Luciano Mirone