Volete intraprendere la carriera politica? Ecco i requisiti secondo Aristofane: essere un maestro di corruzione e ancor prima di adulazione, urlare più d’ogni altro in assemblea, senza mai sfiorare la verità, arricchirsi ma far guadagnare anche i seguaci. E promettere, promettere, senza mai mantenere. Durissimo il commediografo greco con “I Cavalieri”, commedia che non era mai stata rappresentata a Siracusa, andata in scena ieri sera al Teatro Greco. I cavalieri sono “fratelli di stipendi”, sostengono e in cambio guadagnano, a spese del popolo. Aristofane nutre in quell’anno, il 424 a.C., un serio disprezzo per i governanti, ma non risparmia il popolo, “addormentato”, “indifferente”, e quindi colpevole. Si è detto tanto dell’attualità di Aristofane, le sue commedie sono contemporanee in ogni secolo, ma qui veramente accade qualcosa di inedito: quando lo stratega Demostene, Giovanni Esposito molto bravo, scova il salsicciaio e lo convince a candidarsi, vede in lui l’arroganza perfetta, “sei la feccia dell’umanità” gli dice e quindi puoi e devi far politica e in platea scoppia un applauso pieno, convinto, imbarazzante. Il cast è tutto molto efficace, da Francesco Pannofino a Giovanni Esposito, ad Antonio Catania, il capo, campione di vanità e pederasta, che si lascia sedurre da un volgarissimo regalo, un paio di scarpe dorate, con tacco. Si replica fino all’ otto luglio.

Ansa