Dopo il voto per le politiche che lo scorso marzo ha portato per la prima volta nella storia il Movimento 5 Stelle e la Lega al governo, oggi si torna alle urne per eleggere i sindaci, i Consigli comunali e – nelle grandi città – i rappresentanti delle circoscrizioni. Per alcuni si tratta di un test nazionale sul governo appena insediato; per altri solo un esame locale che prescinde dai “massimi sistemi” di cui ci si occupa nei Palazzi romani. Se è vera l’una o l’altra ipotesi dovremo attendere i risultati di oggi e domani (si temono ritardi), intanto cerchiamo di capire in quale situazione si svolgono le elezioni odierne.
Mai come in questo momento la sinistra ha vissuto una crisi drammatica come questa. Il suo maggiore partito – il Pd, sintesi della tradizione del partito cattolico e dei partiti comunista e socialista – è al 19 per cento, le altre formazioni (soprattutto Leu) hanno percentuali talmente basse da non essere quasi considerate. Molti analisti hanno spiegato i motivi di questa crisi partendo dalla situazione nazionale. Noi molto più umilmente partiamo dalle situazioni locali che spesso, se si sanno cogliere, sono lo specchio di ciò che avviene su scala molto più ampia.
Solo chi vive al Sud può capire cos’è il fallimento della politica, la rapacità e il cinismo di certi uomini che condannano milioni di persone al sottosviluppo pur di far prevalere il proprio tornaconto. La sinistra al Sud, negli anni dell’immediato dopoguerra, ha avuto politici e uomini di grande spessore (pensiamo ai sindacalisti siciliani trucidati da Cosa nostra, a Pio La Torre, a Di Vittorio, ai grandi movimenti per la terra, per la pace, per il lavoro, per la legalità). Ma anche il partito cattolico ne ha avuti (su tutti don Luigi Sturzo, Aldo Moro e Piersanti Mattarella).
Purtroppo da alcuni decenni questi uomini e questi pensieri sono stati umiliati da personaggi senza scrupoli, che hanno aggravato le condizioni di vita del nostro Mezzogiorno. Basta vedere le alleanze stipulate alla Regione Sicilia o le operazioni di trasformismo di diversi esponenti della sinistra per capire cosa sta succedendo. Una disfatta di proporzioni incalcolabili di cui hanno responsabilità i leader nazionali – che hanno svenduto i valori dei Padri – e i rappresentanti locali, che hanno fatto esattamente le stesse cose.
Di questo ha tratto giovamento soprattutto il Movimento 5 Stelle, che puntando su alcuni temi tradizionalmente cari alla sinistra come la questione morale, l’ambiente, l’etica, lo sviluppo sostenibile, la Tav, la lotta alla mafia, l’antiberlusconismo, è riuscito ad intercettare la frustrazione soprattutto degli elettori del Pd.
Ma anche la Lega di Salvini, che ha puntato su un tema “sensibile” come l’immigrazione, ha calamitato i voti in libera uscita di Forza Italia e di altri partiti del centrodestra.
Questo – grosso modo – il contesto in cui si svolgono le elezioni di oggi. Ma se entriamo nel merito delle singole realtà, forse non tutte corrispondono agli umori che attraversano il nostro Paese. Ci sono luoghi nei quali il voto premierà la credibilità di sindaci e di candidati che in questi anni hanno lavorato a prescindere dalle situazioni contingenti, a dimostrazione del fatto che, alla fine, quel che conta è l’impegno, la coerenza, la preparazione e l’onestà.
Non sempre è così. Purtroppo a volte i principi che ispirano l’elettorato sono altri: il privilegio, il favore, l’imbroglio, il clientelismo e il voto di scambio. È il prezzo che si paga quando il livello culturale di un popolo è talmente basso da non riuscire a gestire un valore meraviglioso come la democrazia.
A proposito. Da Catania giunge voce che circa cento presidenti di seggio, su oltre trecento, si sono ritirati. Non se ne comprendono le ragioni, ma il numero è alto. Alle nazionali di marzo si è registrato lo stesso fenomeno: la causa ufficiale è la paga, ritenuta molto bassa, ma sembra strano che in una città con la più alta percentuale di disoccupati d’Italia, un rimborso di quasi duecento Euro, per un giorno di “lavoro”, sia considerato così esiguo.
A questo va aggiunto l’allarme lanciato dall’assessore comunale alla Cultura, Orazio Licandro, che in un post su facebook ha paventato il “rischio brogli” accusando l’assessore regionale agli Enti locali, Bernardette Grasso, nei giorni scorsi autrice di una “direttiva” che, nelle città più grandi, prevede l’interruzione delle operazioni di voto alle 3 di questa notte se – concluso lo spoglio per sindaci e consiglieri comunali – dovessero restare da scrutinare le schede per i rappresentanti delle circoscrizioni. In quel caso l’operazione sarebbe ripresa alle 9. Sia della rinuncia di molti presidenti di seggio, sia della denuncia dell’assessore Licandro non ci pare che ci sia stato risalto né sulla stampa cittadina, né su quella nazionale, quindi o si tratta di un fuoco di paglia oppure c’è l’esigenza di non creare allarmismi.
Luciano Mirone
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