E ora che Videobank ha dato il via libera per l’utilizzo del logo del Taormina Film Festival (pignorato per un debito di 350mila Euro che la società di Belpasso vanta nei confronti di Taormina Arte) cosa succederà? E ora che – grazie all’intervento dell’assessore regionale al Turismo, Sandro Pappalardo – si è addivenuti ad “una soluzione pacifica” della vicenda, qual è il futuro della manifestazione cinematografica? Difficile dirlo.

Lino Chiechio, general manager di Videobank (foto vaitaormina.com)

Il fatto che sia stato accettato il bonario componimento tra le parti in cambio di una rateizzazione del credito è già un primo passo avanti per arrivare a quella schiarita dopo il buio pesto che questa situazione lasciava presagire. Ma non basta. Affinché i dubbi possano essere diradati sarebbe necessario, probabilmente, un intervento politico da parte della Regione e dello Stato, che dovrebbero innanzitutto chiarire un paradosso al limite del surreale: Taormina rischia di ritrovarsi due festival del cinema che potrebbero farsi la guerra ed eliminarsi a vicenda.

Una situazione che – almeno per ora – cova sotto la cenere, ma che potrebbe esplodere in tutta la sua dirompenza a luglio, quando si dovrebbe svolgere il Taormina Film Festival (scriviamo “dovrebbe” per i motivi che spiegheremo dopo). Si dà il caso, però, che l’ex organizzatrice di ben cinque edizioni della kermesse (dal 2011 al 2016, con il sistema dell’affidamento diretto), Tiziana Rocca, presidente dell’associazione romana Agnus Dei, essendo stata esclusa dal bando di gara indetto nel 2017, lo scorso 28 luglio abbia organizzato  il “Festival delle Nazioni” (ripescando una vecchia idea di Gian Luigi Rondi) invitando al Teatro antico Gerard Depardieu, Ferzan Ozpetek, Carol Bouquet ed altri artisti di fama internazionale. “Sarà la prima di una serie di grandi edizioni”, promette l’imprenditrice romana. E dato che l’evento è stato organizzato con l’alto patrocinio del Parlamento europeo, del Comune di Taormina, della città metropolitana di Messina e dell’Anica, non abbiamo motivo di dubitarne. Solo che – come è stato denunciato dal consigliere dell’opposizione  Eugenio Raneri a questo giornale – è stato organizzato mentre la Rocca aveva un contenzioso col Comune di Taormina e per giunta attraverso un escamotage che ha visto l’organizzatore del Festival belliniano al teatro antico di Taormina, Enrico Castiglione, cedere una serata alla presidente dell’Agnus Dei per l’allestimento del “Festival delle Nazioni”. Una procedura sui generis – secondo Raneri – consentita dai sindaci di Taormina e Messina, che fanno parte del comitato organizzatore di Taormina Arte, sotto la cui egida ricade il TaoFest.

Il sindaco di Taormina Eligio Giardina e l’imprenditrice Tiziana Rocca

In questi mesi si pensava che la situazione – parallelamente all’accordo fra Videobank, Regione Siciliana e Taormina Arte – trovasse  la sua naturale decantazione. Invece apprendiamo che il “Festival delle Nazioni” si rifarà, per giunta due giorni prima del Taormina Film Festival: il 13 luglio quello della Rocca, il 15 (e fino al 20) quello che da decenni viene allestito nella “Perla dello Jonio”. Con quali basi, con quali condizioni, con quali differenze non è dato sapere. Le ipotesi sono due: o i due Festival tenderanno a cannibalizzarsi a vicenda, oppure si giungerà a un accordo all’italiana attraverso un accorpamento degli stessi.

Intanto il bando di gara per l’organizzazione del TaoFest dovrebbe essere pubblicato domani. Ma se abbiamo capito bene, non solo potremmo ritrovarci con due eventi speculari e consecutivi, ma con due eventi disciplinati in modo diverso: quello tradizionale con un regolare bando di gara, quello nuovo con una gestione “diretta”. Ma chissà… forse abbiamo capito male.

Luciano Mirone