Sarà la persona che domani alle 17 presso il Teatro comunale di San Vito lo Capo traccerà la “strada maestra” di uno dei comuni più virtuosi d’Italia per quanto riguarda lo sviluppo sostenibile. Sebastiano Venneri è responsabile nazionale del settore turismo di Legambiente: nell’ambito del confronto fra i tre candidati che il 10 giugno si contenderanno la poltrona di sindaco (Antonio Ciulla, Giuseppe Peraino e Gaspare Scola) farà l’intervento iniziale per spiegare che “la strada tracciata è quella giusta”. Gli organizzatori dell’associazione degli albergatori sanvitesi hanno deciso di invitare lui, puntando su un evento “monotematico” che in questo momento sta calamitando l’attenzione nazionale (e non solo) per un progetto di cementificazione della spiaggia che prevede la realizzazione di un porto turistico, di un centro commerciale, di un centro benessere che, secondo gli abitanti di San Vito, non ha nulla a che vedere con il contesto del territorio.
Venneri, cos’è il “turismo sostenibile”?
“E’ il futuro del turismo. Per ‘sostenibilità’ intendiamo diverse cose. E’ un termine generico che andrebbe declinato caso per caso. La cosa più ovvia è ridurre l’impatto ambientale dell’attività turistica. E’ inutile girarci attorno: ogni attività turistica ha un impatto ambientale sul territorio. La ‘sostenibilità’ significa ridurre questi impatti e immaginare modalità di fruizione nuova e pulita”.
Lei dice che la “sostenibilità” conviene. Perché?
“Se si guardano i trend di crescita del turismo a livello mondiale si vede che gli unici turismi che crescono sono quelli che puntano su verde e natura, e su cultura e paesaggio. Fra questi c’è il cicloturismo che sta conoscendo un vero e proprio boom a livello internazionale, con 44 miliardi di fatturato in Europa, di cui oltre 2 nel nostro Paese. Un tempo si chiamavano ‘nicchie’, oggi sono realtà consolidate. Oltre al cicloturismo, c’è l’escursionismo a piedi e l’escursionismo a cavallo, l’arrampicata, il nording warking (la camminata naturale con l’utilizzo di due bastoncini). Otto anni fa in Italia c’erano solo due guide di nording warking, ora sono 3mila”.
Cosa risponde a coloro i quali sostengono che l’economia si muove attraverso il cemento?
“Sono concezioni novecentesche dello sviluppo che tra l’altro non corrispondono al vero. Cemento nel nostro Paese ce n’è tantissimo, semmai bisogna cominciare a seguire l’esempio delle Baleari, realtà letteralmente massacrate negli anni passati, dove stanno cominciando a ragionare sulla possibilità di togliere, di de-costruire, di abbattere. Il turismo di oggi non vuole luoghi cementificati, ma integrità territoriale, bellezza, paesaggi”.
Quali sono in Italia i modelli positivi?
“Diversi. Mi vengono in mente le Cinque Terre, fino a una ventina di anni fa un luogo marginale, periferico, destinato allo spopolamento e all’invecchiamento dei suoi abitanti. I ragazzi emigravano nella vicina La Spezia, come succedeva a buona parte degli abitanti dell’Appennino. Poi è arrivato il parco ed è arrivata la scommessa di lavorare sul tema del turismo ambientale: se non fosse stato per l’intervento umano, le terrazze (l’elemento distintivo di quella zona) sarebbero franate. Adesso un posto letto non si trova neanche a febbraio: quasi per l’intero anno c’è il tutto esaurito”.
Non c’è il rischio di non riuscire a governare il fenomeno?
“Esattamente. Il fenomeno si chiama overtourism e comincia ad essere un problema per alcune località: pensiamo a Venezia, a Barcellona, a Santorini, alle stesse Cinque Terre, dove lo scorso anno c’è stata una manifestazione contro l’eccesso di turismo, che comporta problemi dal punto di vista ambientale e sociale. Quindi le Cinque Terre costituiscono un paradigma nel bene e nel male”.
Oltre alle Cinque Terre quali sono gli altri esempi positivi?
“Mi piace ricordare Pollica, il paese del sindaco pescatore Angelo Vassallo (ucciso il 5 settembre 2010). Anche quella era una località sconosciuta prima che Angelo decidesse di prenderla per mano e di farne la perla del Cilento: puntò sulla raccolta differenziata (in una regione come la Campania che aveva problemi seri di rifiuti), sul parco, sul cemento zero. In poco tempo Pollica si è imposta nel panorama internazionale come straordinaria località turistica”.
Qual è il suo giudizio sulla rivolta civile degli abitanti di San Vito lo Capo che si oppongono alla cementificazione della spiaggia?
“San Vito lo Capo, nel corso degli anni, ha fatto un eccellente lavoro. Spesso nelle mie relazioni cito due casi: il comune di Molveno, in provincia di Trento (la provincia più all’avanguardia d’Italia nel settore), che ha fatto un lavoro eccezionale dal punto di vista del turismo ambientale, e il comune di San Vito lo Capo, due esempi per dire come si può cambiare l’economia di un territorio. Molveno è diventato il paradiso delle mountain bike e dei giovanissimi. San Vito lo Capo ha fatto qualcosa di simile con il climbing (l’arrampicata) autunnale che viene proposta da circa otto anni: un prodotto nuovo e straordinario perché offre una località di mare agli amanti della montagna, per giunta destagionalizzando il turismo. Questo modello culturale è entrato nella mente e nel cuore degli abitanti di San Vito che considerano un’idea balzana il progetto di scommettere sul porto turistico o sui centri commerciali. O si sceglie il modello di un turismo di qualità oppure si opta per un turismo straccione. San Vito ha fatto una scelta precisa”.
La classe politica italiana è preparata per fare questa scommessa?
“No. Sono importanti i cittadini e gli operatori economici, la politica viene sempre dopo e purtroppo oggi non ha leader. Un grande leader era Angelo Vassallo, che sapeva indicare una strada”.
Luciano Mirone
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