Aveva capito tutto Nicolò Marino già quattro anni fa, quando a soli sette mesi dal siluramento dalla carica di assessore ai Rifiuti, all’Acqua  e all’Energia ricoperto alla Regione Sicilia dal 12 dicembre 2012 al 14 aprile 2014,  denunciò a chi scrive il “sistema Montante” puntando il dito contro l’allora governatore Rosario Crocetta (che aveva disposto la sua destituzione), contro i vertici di Confindustria Sicilia (lo stesso Montante e Giuseppe Catanzaro), contro l’allora vice presidente di Confindustria nazionale Ivan Lo Bello, contro il senatore del Pd Giuseppe Lumia (componente della Commissione parlamentare antimafia), contro alcuni funzionari regionali che avrebbero “firmato atti palesemente illegittimi”.

Antonello Montante. Sopra: l’ex assessore ai Rifiuti della Regione Sicilia, Nicolò Marino

Un “sistema di potere” che Marino – in quei due anni trascorsi in uno degli assessorati più “caldi” della Regione – aveva scrutato per bene. E lo svelò in una intervista esplosiva che oggi più che mai – alla luce dell’arresto per corruzione di Montante, e dell’inchiesta aperta nei giorni scorsi nei confronti di Crocetta, dell’ex presidente del Senato Renato Schifani e di oltre 25 persone, fra cui l’ex vice questore di Caltanissetta – si rivela attualissima.

Tante le accuse lanciate dal magistrato: dal rilascio di certe autorizzazioni “illegittime” alle “manovre messe in atto per evitare la realizzazione delle piattaforme pubbliche per favorire le discariche private, specie quella di Siculiana (Agrigento), gestita dal vice presidente di Confindustria Sicilia”.

In quei grigi giorni d’autunno Marino ruppe un silenzio durato sette mesi e in quella intervista spiegò molti retroscena legati allo scandalo della spazzatura nell’isola. “Non sappiamo cosa c’è dentro le nostre discariche e nel nostro sottosuolo”, disse l’ex assessore. “Potrebbero anche esserci rifiuti pericolosi: in questi anni non è stato controllato nulla né dall’Arpa, né dalle Province. Un affare gigantesco come questo non poteva lasciare indifferente la criminalità organizzata, che a Mazzarrà Sant’Andrea, per esempio, ha scaricato l’immondizia della Campania”.

Un fiume in piena l’ex magistrato. “Non voglio che passi il messaggio (come ha cercato di fare Crocetta) di essermi occupato, durante il mio mandato, solo della discarica di Siculiana per un pregiudizio nei confronti di Giuseppe Catanzaro, trascurando quelle di Mazzarrà Sant’Andrea (in quei giorni sottoposta a sequestro preventivo, ndr) e di Motta Sant’Anastasia (anche questa formalmente chiusa). La verità è che mi sono occupato a trecentosessanta gradi del ciclo dei rifiuti, cercando delle soluzioni finalizzate al risparmio e al bene comune”.

Il senatore del Pd, Beppe Lumia

In quei giorni bollenti a difendere l’ex assessore furono i sindaci di Furnari Mario Foti, e di Misterbianco Nino Di Guardo (Pd, lo stesso partito di Crocetta), strenui assertori della chiusura degli impianti di Mazzarrà e di Motta: “Crocetta – dichiararono all’unisono – ha buttato fuori l’ex assessore Marino che stava portando avanti una seria azione di rinnovamento e di trasparenza”.

“Va ricordato al presidente Crocetta – disse Marino – che una delle più grosse autorizzazioni rilasciate (3 milioni di metri cubi di volume) è stata concessa nel 2009 a favore della discarica del vice presidente di Confindustria Sicilia”.

E poi: “Catanzaro fu il primo imprenditore dell’isola a sferrare l’attacco più grave al governo Crocetta. Quando? Quando ottenemmo il decreto legge dal governo Monti per l’emergenza rifiuti. Al momento della conversione in legge, Catanzaro scrisse, in qualità di vice presidente di Confindustria Sicilia, al presidente della Commissione ambiente del Senato, Marinello, sostenendo che non bisognava convertire in legge la parte di rifiuti relativa all’impiantistica, cioè alle discariche, in quanto le esperienze del passato avevano dimostrato che l’emergenza era stata la breccia tramite la quale erano entrati gli interessi mafiosi. Il problema è che lo stesso Catanzaro aveva ottenuto un’autorizzazione illegittima, e si era inserito nella gestione della discarica di Siculiana approfittando di quell’emergenza rifiuti che lui stesso aveva stigmatizzato. In pratica Catanzaro aveva sferrato un attacco al Governo Crocetta, ma al contempo era stato protetto dallo stesso Crocetta con dichiarazioni pubbliche anche a mio danno”.

E alla domanda, “perché Crocetta difende Catanzaro e attacca lei”, Marino rispose: “Crocetta ha goduto degli appoggi di Confindustria come sindaco di Gela, come parlamentare europeo e come presidente della Regione siciliana. Il governatore non vive bene la presenza di personaggi che oscurano la sua immagine. Mantenendo la mia autonomia l’ho messo in crisi”.

Giuseppe Catanzaro, attuale presidente di Confindustria Sicilia

Dopodiché il magistrato raccontò un retroscena inedito che fece arrabbiare non poco i destinatari del suo j’accuse: “Mentre ero ancora assessore mi chiamò il senatore del Pd Beppe Lumia e mi chiese: ‘Quando vieni a Palermo?’. ‘Domani’. ‘Assolutamente no, ci dobbiamo vedere stasera’. ‘Beppe, sono a Catania, non posso’. ‘Allora veniamo io, Antonello Montante e Ivan lo Bello’. L’incontro avvenne all’hotel Excelsior di Catania. Montante esordì così: ‘Se vuoi fare la guerra a colpi di dossier io sono pronto, la devi smettere di mandare in giro Ferdinando Buceti (mio capo di Gabinetto ed ex vice Questore della Polizia di Stato, nonché appartenente alla Dia di Caltanissetta) ad acquisire informazioni sul mio conto’. Gli risposi: ‘Sei veramente fuori di testa. Non ho bisogno di mandare persone in giro per saperne di più su di te, sono sufficientemente informato. Non ti permettere di fare insinuazioni di questo tipo”.

Perché questa uscita? “Praticamente Montante – spiegò Marino – , siccome avevo scritto una nota nei confronti di Catanzaro sull’emergenza rifiuti, prese posizione contro di me per difendere l’amico. Lumia cercò di mediare, Lo Bello stette zitto. Alla fine si calmarono le acque, l’indomani mattina mi vidi a Tusa con Crocetta e gli dissi: ‘Rosario, non puoi consentire una cosa del genere”. E Crocetta cosa rispose? “Cambiò discorso”.

Ma cosa avvenne a seguito dell’inchiesta avviata da Marino sulle discariche siciliane? “Il direttore generale del dipartimento Territorio e Ambiente, dott. Gaetano Gullo, scrisse che la situazione di Siculiana e di Motta era regolare. La cosa assurda è che questo signore sia rimasto al suo posto nonostante le mie sollecitazioni a Crocetta di sollevarlo dall’incarico”.

E alla successiva domanda (“Qual è il ruolo del senatore Lumia?”), Marino rispose inequivocabilmente: “Ha sempre sponsorizzato Catanzaro, anzi, direi che Lumia, Catanzaro e Montante sono la stessa cosa”.

Ma allora perché Crocetta nel 2012 nominò un magistrato come lei, che qualche tempo prima aveva fatto scoppiare il Caso Catania? “E’ quello che mi sono sempre chiesto. Sono convinto che Crocetta fosse certo che tramite Lumia (con il quale ero in sintonia quando era vice presidente della Commissione parlamentare antimafia) potesse controllarmi”. Una operazione di facciata? “Alla luce di questi fatti, direi proprio di sì”.

Luciano Mirone