È sconvolgente la notizia che il clan catanese dei Cappello, su richiesta del boss siracusano Salvatore Giuliano, “stava per organizzare un’eclatante azione omicidiaria” per “eliminare lo scomodo giornalista” Paolo Borrometi, direttore del sito la spia.it, per le sue inchieste sul territorio. Borrometi fa parte di quella schiera rarissima dei cronisti con la schiena dritta che mettono a disposizione il proprio mestiere per informare in modo obiettivo l’opinione pubblica. Un compito che in una terra difficile come la Sicilia spesso diventa una missione per i rischi che questo comporta.

Da diverso tempo Paolo Borrometi è nel mirino dei clan, eppure continua a svolgere il suo lavoro con dignità senza abbassare il capo a padrini e padroni.

A scrivere che il cronista vive un momento delicato è il Gip Giuliana Sammartino nell’ordinanza che ha portato all’arresto di quattro persone per un attentato dinamitardo all’auto dell’avvocato Adriana Quattropani che in qualità di curatore fallimentare stava ponendo i sigilli a una stazione di servizio a Pachino. Borrometi in passato è stato bersaglio di diverse minacce e intimidazioni mafiose, tanto da essere sottoposto a un servizio di scorta. Tanti i giornalisti che, come lui – secondo Ossigeno per l’informazione – sono minacciati in Italia. La tipologia di attacco prevalente è l’avvertimento (37%) seguita dalle  querele infondate e altre azioni legali pretestuose (32%). Altre tipologie prevalenti sono state le aggressioni fisiche (20%), le azioni per ostacolare la libertà di informazione con modalità non perseguibili per legge (7%) e i danneggiamenti di beni personali o aziendali (4%).

Immagine d’apertura: il giornalista Paolo Borrometi

Luciano Mirone