La procura della Corte dei Conti del Lazio ha aperto un fascicolo sulla vicenda della presunta compravendita di senatori per far cadere il governo Prodi. Per la vicenda l’ex premier Silvio Berlusconi e l’ex direttore de l’Avanti Valter Lavitola furono condannati in primo grado alla pena di 3 anni di reclusione dai giudici della prima sezione penale del Tribunale di Napoli. In seguito la seconda sezione della Corte d’Appello di Napoli dichiarò la prescrizione del reato di corruzione nei confronti dei due.
I magistrati contabili hanno delegato la guardia di finanza ad acquisire la documentazione legata al procedimento penale alla Corte di appello di Napoli e altri documenti presso la Banca d’Italia sull’andamento storico dei titoli di Stato. L’indagine della procura della Corte dei conti si propone di valutare eventuali collegamenti tra la presunta compravendita di senatori con la caduta del governo Prodi e i riflessi sull’andamento del titolo di Stato.
Come anticipato dal ‘Tempo’, i pm contabili intendono quantificare “l’ipotetico danno patrimoniale causato dall’impennata dello spread, per poi valutare se possa essere addebitato al leader di Forza Italia. A questo si potrebbe sommare il danno provocato all’immagine del nostro Paese”.
Adnkronos
La compravendita non è presunta. La pronuncia della Corte d’Appello per la prescrizione non rappresenta una assoluzione, ma una mancata condanna su fatti accertati a causa del lasso di tempo intercorso dalla commissione del reato alla pronuncia del giudice. Adnkronos dovrebbe saperlo. Tanto che, trascrivo dal Fattoquotidiano, ‘
per i giudici di secondo grado, l’ex premier “ha pacificamente agito come privato corruttore e non certo come parlamentare nell’esercizio delle sue funzioni”. E continua…
“Le dazioni di denaro effettuate da Berlusconi, tramite Lavitola, a De Gregorio sono state effettuate – si legge ancora nelle motivazioni di quella sentenza – quale corrispettivo della messa a disposizione del senatore e, quindi, della sua rinuncia a determinarsi liberamente nelle attività parlamentari di sua competenza, e non certo come mero finanziamento al Movimento Italiani nel Mondo. Tant’è vero che il 24 gennaio 2008, votando la sfiducia alla maggioranza della quale solo quattro mesi prima faceva parte, De Gregorio contribuì a mettere la parola fine al secondo esecutivo guidato da Romano Prodi”.