“Tritacarne del web” si siede davanti alla tastiera e scarica tutta la sua rabbia contro la vittima di turno. Poi va nella piazza del paese – Calatabiano, cinquemila abitanti in provincia di Catania – si siede al bar e si gode il dolore che ha provocato alla vittima. Per quelli della sua categoria, un tempo, c’erano le lettere anonime, ma oggi finalmente è arrivato il progresso: gli hanno inventato facebook e adesso potrà regolare le sue vendette contro l’umanità, identificabile di volta in volta con qualcuno.

Calatabiano (Catania). Piazza Vittorio Emanuele
Adesso “Tritacarne del web” torna a casa, picchia sui tasti, fa una pausa, è alla ricerca dell’aggettivo giusto, quello adatto a ferire e a sconquassare la tranquillità di una persona e della sua famiglia. L’ha trovato, sbava di soddisfazione, immagina il volto terrificato della vittima nel momento in cui viene colpita da quel fango nauseabondo vomitato tramite pc. Adesso, molto coraggiosamente, si sforza di coniare un soprannome da appioppare al destinatario, perché lui vuole colpire senza prendersi alcuna responsabilità, vuole tirare il sasso ritirando la mano, e allora vuole inventare un nomignolo volgare (specie se è destinato a una donna), magari arricchito da qualche elemento che – soprattutto nei piccoli centri – facilita la riconoscibilità della persona presa di mira. C’è riuscito e sbava ancora di piacere. Pigia sui tasti in modo più violento, ha gli occhi fuori dalle orbite, il volto paonazzo, si sente un padreterno perché finalmente ha appagato la sua bulimia di odio. Adesso il post è pronto, clicca su “pubblica”, mentre un ghigno mefistofelico e triste si stampa sul suo volto. È soddisfatto, ma è una soddisfazione che dura poco: domani ci sarà un’altra persona da prendere di mira, dopodomani un’altra, e così via.
Per cinque lunghissimi anni a Calatabiano c’è stato un tizio che – attraverso un profilo falso su fb – ha letteralmente terrorizzato, secondo le persone sentite, uomini, donne e ragazzi, tutti “colpevoli” di esistere. Ma in realtà questa sarebbe solo la punta dell’iceberg, poiché il soggetto in questione in certe occasioni avrebbe agito autonomamente, ma in altre sarebbe stato utilizzato da qualcuno. Alla base pare che ci sia una “squadra” ben organizzata composta da ideatori, fiancheggiatori, complici e talpe che in tutti questi anni hanno avuto un solo scopo: mettere alla berlina il “nemico” di turno, o politico o di altro genere.
Una piaga, quella dello stalking sul web, che in questo caso riguarda Calatabiano, ma che probabilmente coinvolge altre realtà. Adesso però – secondo quanto apprendiamo – le cose stanno cambiando, perché da diverse Procure emerge la volontà di porre fine a un fenomeno squallido come come questo.
Quelle che seguono sono le testimonianze che abbiamo raccolto in paese: “Dopo cinque anni di gravissime diffamazioni, di vere e proprie gogne mediatiche e persecuzioni a mezzo facebook ad un gran numero di cittadini, la Procura di Catania ha bloccato per sempre questa persona”.
“Trattandosi di una piccola comunità – spiegano – la vita delle vittime è stata un inferno, perché alle gravi e gratuite diffamazioni sul web, seguivano i dileggi dei paesani, le risatine, le sgomitate fra comari, il saluto tolto da molti, i dileggi per gli orribili soprannomi affibbiati alle vittime”.
“I post diffamatori prendevano di mira anche le famiglie dei malcapitati, ponendo vere e proprie persecuzioni a mezzo stampa. Le indagini che hanno portato all’individuazione del persecutore sono state condotte dalla Stazione dei carabinieri di Calatabiano, su ordine della Procura di Catania”.
“Nel corso delle perquisizioni, sono stati sequestrati pc e diversi dispositivi di memorizzazione digitale. Altre indagini sono tutt’ora in corso, e coinvolgono il Nucleo reati informatici del Ris e la Polizia postale di Catania. Sono molte le denunce presentate dalle vittime. Le indagini in corso riguardano anche altri soggetti. Pare infatti che in tutti questi anni la persona in questione si sia servita di una rete di pseudo informatori e sodali, sia manifesti che occulti, che lo collaboravano e ne appoggiavano le azioni su facebook e in paese”.
Luciano Mirone
Andava fermato molto tempo prima, non gli si doveva permettere di infierire così gratuitamente sulla gente. Le grida di allarme c’erano state ma come al solito prima ci vogliono le vittime e poi si agisce. Adesso mi auguro che la gogna mediatica gli si rivolga contro e che le sedute al bar e le passeggiate in piazza diventino diventino per lui la certezza dello scherno comune. Mi auguro che “Gino” giri il suo “tacco” e lasci la nostra cittadina, perché di lui o gente come lui non ne abbiamo bisogno.
Le sofferenze, crudeli e gratuite, inflitte sia per puro sadico piacere, che per ragioni di mera bassa politica, o per antipatie personali o di amici degli amici, sono state ferite profonde per moltissime persone. Lasceranno cicatrici indelebili, e purtroppo, ricordi tangibili e materiali nei pc e nei telefonini di molti. Per anni ed anni. Le offese, i turpiloqui, i nomignoli volgari, le insinuazioni, i piccoli ricatti, sono un fango putrido che ha sporcato il nostro paese per anni. Speriamo in una pulizia profonda e definitiva di questo marciume. Bisogna anche che la gente capisca che i Carabinieri e la Polizia, su ordine di un Magistrato, non hanno di certo bisogno del consenso di Facebook per scovare un fake. Ma soprattutto devono rendersi conto che “SUB LEGE LIBERTAS”. Non siamo nel far west! Ognuno ha diritto alla rispettabilità del proprio nome, ed a vivere in serenità la propria vita senza che sia turbata da gentaglia che, evidentemente, non ha nulla di meglio da fare. Spero che tutti i pettegoli del web e della piazza si diano una bella regolata; le diffamazioni si pagano. Salato. Come hanno scritto prima di me, ci auguriamo che Gino mezza tacca faccia dono della sua assenza alla nostra ridente cittadina. Abbiamo buon cibo, aria sana, splendido mare e brava gente. Non abbiamo bisogno di qualcuno che insozzi tutto questo.