Prendeteci per bacchettoni o per moralisti, ma il sexy shop davanti alla lapide che ricorda Giuseppe Fava – al di là delle intenzioni dei proprietari che sicuramente saranno delle brave persone – costituisce un oltraggio alla memoria di un uomo che ha dato la propria vita per civilizzare una città, ma a anche una regione e un Paese. Quella lapide è un simbolo. Primo, perché proprio li, proprio in quei centimetri di asfalto, il 5 gennaio 1984 la mafia catanese uccideva un giornalista che con il suo coraggio, il suo impegno civile, la sua coerenza ha aperto gli occhi a diverse generazioni di giovani che, senza di lui, chissà che fine avrebbero fatto. Secondo, perché quella lapide rappresenta la lotta strenua fra i poteri corrotti della città di allora, che negarono la matrice mafiosa del delitto, e gli studenti catanesi che vollero apporla lo stesso, malgrado i veti, dando una grande testimonianza di civiltà e di verità. Che in quel luogo “sacro” venga consentito di aprire un negozio di questo genere ci indigna e ci addolora profondamente. Ci auguriamo che si provveda al più presto per restituire alla Catania migliore la dignità che merita (l.m.). 

Quello che segue è il comunicato Ansa di stasera:

C’è una grande insegna di un sexy shop che campeggia accanto alla lapide che ricorda la morte di Giuseppe Fava, il giornalista e scrittore ucciso dalla mafia a Catania 34 anni fa. Ad accorgersi della novità, alcuni mesi fa, era stata Francesca, nipote di Pippo, figlia di Elena Fava, che ha parlato col titolare del negozio. “E’ un ragazzo – spiega – ed era disponibilissimo ad oscurare l’ingresso del sexy shop, ma ci ha anche detto che Pippo Fava merita una targa con la sua storia. Per noi è bastato che le luci del negozio restassero spente nell’ora della commemorazione, e così è stato”. Poi Francesca usa l’ironia: “Mio nonno da lassù forse si sta facendo quattro risate…”. Davanti la lapide un mazzo di rose portate dal figlio di Pippo Fava, Claudio. “I fiori e la Corona del Comune – spiega l’assessore Rosario D’Agata – sparivano e allora abbiamo deciso di fare qualcosa di più concreto: portare la musica e donare strumenti musicali ai ragazzini delle scuole che operano nei quartieri difficili”.

Nella foto: il sexy shop accanto alla lapide che ricorda l’assassinio di Giuseppe Fava (foto Ansa)