“Lo Stato e, in questo caso, la magistratura di sorveglianza, credo debbano restituire il cittadino Marcello Dell’Utri alla sua casa perché possa curarsi e continuare, accompagnato dall’amore della sua famiglia, il suo processo di rieducazione e risocializzazione. Solo in questo modo la giustizia darà valore al significato che la nostra Costituzione assegna alla pena”. Lo afferma in una nota l’ex presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro.
“Lo Stato per i suoi figli, tutti, è padre e come tale deve comportarsi – aggiunge – . Non come un patrigno, privo di umanità e sensibilità. Le istituzioni che lo rappresentano devono saper cogliere questo nobile significato”. “So cos’è la sofferenza del carcere – afferma Cuffaro che ha scontato in cella una condanna per favoreggiamento personale a Cosa nostra – e per questo prego perché la nostra giustizia, nella quale continuo a credere ed a affidarmi, possa rivedere la sua decisione e consentire a Dell’Utri di scontare la sua pena in detenzione a casa”.

Nei giorni scorsi Marcello Dell’Utri aveva scritto una lettera accorata, forte e dai toni decisi, in cui non chiede “compassione ma giustizia e il riconoscimento dei propri diritti”. Due giorni prima il Tribunale di sorveglianza di Roma aveva respinto la richiesta di sospensione della pena.

L’ex senatore sta scontando in cella una condanna a 7 anni per concorso in associazione mafiosa. Nella lettera Dell’Utri, che ieri ha ricevuto in carcere la visita del deputato Renato Brunetta, torna a chiedere di poter essere curato in ospedale.
“E’ un uomo di 76 anni, malato, ingiustamente detenuto e legittimamente arrabbiato” racconta dopo l’incontro Brunetta.
“Con Dell’Utri – aggiunge il parlamentare – abbiamo parlato per circa mezz’ora, alla presenza della direttrice del carcere e del capo degli agenti di custodia”. Dell’Utri è affetto da patologie cardiache e oncologiche e, dopo la decisione del tribunale di respingere la richiesta di sospensione della pena, ha iniziato lo sciopero del vitto e delle terapie.

Ansa