Non farò festa perché, oggi, tu, Totò Riina, sei morto. Non sarà un giorno di festa perché, oggi, il tuo cuore ha smesso di darti quella forza vitale che, indegnamente, non ti sei meritato affatto. Proprio oggi, che “vossia”, Totò Riina, il “Capo dei capi”, è morto, voglio essere diversa da quello che lui è stato.  Potrebbe essere festa, oggi, ma se festeggiassimo saremmo proprio come te che, parlando della morte di Falcone, dicesti: “Ho il cuore più leggero ora”. E chissà quanti brindisi ti sei fatto ridendo proprio delle persone a cui tu, ergendoti a Dio, hai tolto quella vita che, invece, avevano meritato.

È grazie a te che molti di noi hanno scelto da che parte stare, capendo, finalmente, che è proprio “quella montagna di merda” che tira la linfa vitale a quell’Isola che, orgogliosamente, è la nostra Terra.

Sono nata nel 1993, esattamente 16 mesi dopo la strage di Capaci e 14 mesi dopo la strage di Via D’Amelio. Sono nata con quel senso di Giustizia che tu non hai mai conosciuto. Sono nata con un legame viscerale alla mia Terra che mi fa credere che dire “Sono Siciliano” sia un vanto, una stelletta di valore da esibire nelle grandi occasioni. Sono nata credendo che le cose della vita debbano essere meritate e non pretese con la forza. Sono nata da Siciliana, credendo che il limite alla mia libertà è proprio la libertà del mio Prossimo. Sono nata odiando la mafia, provando pena per la pochezza della vita di tutte quelle persone che ne fanno parte. Così, ho capito da che parte stare. Dalla parte della Giustizia.

La pittura antimafia di Gaetano Porcasi

Non si può festeggiare per la morte di un uomo, quello no. Si può festeggiare, soltanto, ogni qualvolta si faccia Giustizia. E le Istituzioni, proprio oggi che sei morto, ti hanno dato l’esempio più grande che potessero darti: permetterti di morire accanto ai tuoi cari; privilegio che non ti sei meritato ma, piuttosto, che tutte le generazioni future meritano per capire che non esiste sete di vendetta ma, diversamente, esiste sete di Giustizia. Hai segnato, negativamente, la storia, tu e il tuo triumvirato. Ma, ovviamente, non occorre ricordare chi sei stato; lo sai e lo sappiamo tutti. E noi, società civile del mondo globalizzato e senza frontiere, vogliamo salutarti con un auspicio: Che tu possa, finalmente, capire. Che tu possa, finalmente, avere consapevolezza del coraggio di quegli uomini a cui, tu, hai tolto la vita. Che tu possa, finalmente, comprendere la grandezza della Mia Terra che, troppe volte, hai offeso e violentato. Che possa esserci Giustizia anche un po più su; che possa la Giustizia investire “le alte sfere”. Continua a guardarci, durante il tuo 41 bis ultra terreno, per capire quanto bello è condurre una vita “intra legem et secundum legem”. Sarebbe bello che la tua morte segnasse la fine di un’era, ma, purtroppo, dobbiamo ancora lavorare. Dobbiamo ancora lottare per costruire esempi, integerrimi, da regalare alle nuove generazioni. Dobbiamo ancora combattere per rompere pregiudizi e costruire nuovi modelli, senza più terrore né paura. La strada è lunga ma, siamo Siciliani. Con Orgoglio.

Alessia Messina