Rinvenuta nelle acque di Punta Secca, vicino Ragusa, una nave bizantina, di cui recentemente si è conclusa la campagna di studi per accertare le caratteristiche, la provenienza, i motivi per i quali il relitto si trovava nella costa siciliana.

Un subacqueo durante la ricognizione della nave bizantina. Sopra: il relitto ritrovato al largo di Punta Secca, nel ragusano

Si tratta della prima missione di archeologia subacquea portava avanti in Sicilia dai ricercatori dell’Università di Udine impegnati nelle acque antistanti Kaukana, assieme alla Soprintendenza del mare della Regione Sicilia, con il sostegno dell’Institute of Nautical Archaeology di College Station (Texas, Stati Uniti). L’indagine unisce, in particolare, l’attività di ricerca a quella di formazione degli studenti di archeologia subacquea.

Il progetto è diretto da Massimo Capulli, docente di archeologia subacquea e navale del Dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale dell’Università di Udine, e da Sebastiano Tusa, Soprintendente del Mare della Regione Sicilia.

Il trasporto del cassero per facilitare le operazioni di scavo

Obbiettivo della prima campagna, durata tre settimane e conclusa a fine settembre, è stato lo scavo e lo studio della nave rinvenuta a tre metri di profondità e sepolta da circa due metri di sabbia. Le attività hanno consentito di analizzare l’architettura dell’imbarcazione attraverso sperimentazioni di sistemi di scavo e di rilievo subacqueo. Punta secca è la località ubicata nel comune di Santa Croce Camerina, resa celebre dalla serie televisiva “Il commissario Montalbano”, la cui casa dista duecento metri in linea d’aria dal sito.

“Per poter studiare e documentare il relitto – si legge in una nota della Soprindendenza del mare – è stata necessaria la realizzazione di una trincea trasversale all’asse della nave. L’indagine archeologica subacquea, con finalità anche di esercitazione didattica, ha comportato lo scavo mediante sorbona ad acqua, la messa in opera di un cassero metallico (attrezzo progettato e realizzato ad hoc per contenere lo scivolamento in trincea della sabbia) e la messa in luce di una porzione di relitto di quattro metri di lunghezza e due di larghezza. Ciò ha consentito – seguitano gli specialisti subacquei – di condurre rilievi diretti, riprese per modello 3D e il prelievo di campioni per datazioni radiometriche. Tutte le attività a mare si sono svolte con il supporto tecnico del Centro subacqueo Ibleo “Blu Diving”.

Barbara Contrafatto