“La situazione è grave, ma non è seria”, diceva tanti anni fa Ennio Flaiano. Ora, negli attimi di sconforto della Caporetto calcistica, tutti a inveire contro Ventura, onesto allenatore con lunga carriera di retroguardia. E soprattutto contro Carlo Tavecchio, oscuro ragioniere di Ponte Lambro in Brianza, presidente della Federcalcio, noto gaffeur di fama internazionale e condannato a 16 mesi (in totale) di reclusione per reati vari, che vanno dall’evasione fiscale, all’omesso versamento di contributi previdenziali, dalla falsità in titoli di credito alla violazione delle norme anti-inquinamento.

Il portiere della Nazionale Gigi Buffon con il ct Giampiero Ventura. Sopra: Buffon in lacrime dopo Italia-Svezia

Lo stesso omino che, appena eletto alla presidenza della FIGC, autorizzò l’acquisto da parte della federazione stessa, di 20.000 copie del proprio immortale capolavoro, ” Ti racconto il calcio” (il calcio spiegato alla nipotina) per una spesa di 107.000 eurozzi fruscianti.
Su quest’ultima vicenda è stata aperta un’inchiesta, risoltasi con un nulla di fatto, essendo evidentemente cosa normale autoacquistare i propri libri a spese dei contribuenti.
Insomma robetta. Un pedigree giudiziario da assessore di paese, più che da alto dirigente sportivo.
Carlo Tavecchio, però, non è sceso da Marte, è stato eletto dai delegati, leggasi presidenti, delle squadre (soprattutto di C).
E’, insomma, in altre parole, perfetta espressione dell’attuale società civile. Di quel fritto misto di geometri, periti, ragionieri, sottolaureati e semilavorati in alluminio di fantozziana memoria, che un tempo subiva le angherie e i soprusi della classe dirigente e che adesso, dopo tangentopoli e i frizzanti anni del berlusconismo, si è sostituito a essa.

Il presidente della Figc, Carlo Tavecchio

Volendo infatti risalire la piramide decisionale dello sport italiano, alla presidenza del Coni troviamo Gianni Malagò, noto presenzialista alle feste del generone romano, ex giocatore di calcio a 5 e con una fila di inchieste per abuso edilizio e reati vari, risalente al periodo della sua presidenza del comitato per i mondiali di nuoto del 2009.
250 milioni di euro per il complesso “a pinna di squalo” di Tor Vergata, mai utilizzato e di cui resta solo lo scheletro, Altri 13 per quello di Valco San Paolo, anch’esso mai utilizzato e altri 26 per il polo natatorio di Ostia. A queste somme si aggiungono i 45 milioni necessari per traslocare le gare mondiali al Foro Italico, non essendo pronto il complesso a pinna di squalo, per il cui completamento sarebbero necessari (oggi, nel 2017) altri 500 milioni.

Il presidente del Coni, Giovanni Malagò

Ma volendo risalire ancora pìù in alto (ma sì, facciamoci del male) troviamo, installata al ministero dello sport, la straordinaria figura di Luca Lotti, detto “lampadina”. Ex allenatore di una squadra di bambini, Luca Lotti ha conquistato il cuore di Matteo Renzi durante i due lunghi giorni in cui lo accompagnò, quando Renzi era presidente della provincia di Firenze e Lotti consigliere comunale di Montelupo Fiorentino, alla Fiera della Ceramica, per passare poi lunghe ore insieme giocando alla Playstation.
Da lì al ministero dello sport il passo è, ovviamente, breve, non potendosi negare sì alta carica, in presenza di tale prodigioso curriculum.
Nel frattempo, il basket italiano, che pure ha portato diversi giocatori in NBA, non si qualifica alle olimpiadi dal 2004 e ai mondiali dal 2006. Il nuoto si dibatte tra accuse e insulti dei vari clan. Il ciclismo non ha più formazioni professionistiche italiane nel ProTour e per vedere un italiano in finale in una gara di atletica, bisogna andare ai campionati italiani.

Ben 32 federazioni su 40 presentano bilanci in rosso (di cui 7 già, tecnicamente, in bancarotta). Soldi evidentemente spesi bene, se si inscrivono a bilancio, per esempio, un milione di euro per le trasferte della Federbocce (senza voler con questo sminuire la valenza sociale di un settore strategico per il paese, come le bocce) o 700.000 euro per la “preparazione olimpica” della FITET (tennistavolo) senza però che nessun pongista sia andato a Rio 2016.
Insomma, il rancio è, come sempre, ottimo e abbondante, il sergente è un burbero dal cuore d’oro e se Ventura avesse schierato Insigne, a quest’ora …
E la situazione, è il caso di ribadirlo, non è affatto seria.

Alessio Pracanica