Nello Musumeci si avvia a diventare il nuovo presidente della Regione Sicilia ad urne ancora aperte. E badate bene: questo non è il risultato scaturito da un exit poll, ma quello vero, reale dello spoglio. Che conferma il dato delle proiezioni di ieri sera.

Dunque Nello Musumeci – a meno di un clamoroso ribaltamento del trend: due-tre punti percentuali di differenza fra lui e il candidato del Movimento 5 Stelle, Giancarlo Cancelleri – dovrebbe essere il nuovo governatore dell’Isola, ed è certamente l’uomo che rianima la sua coalizione e ridesta un leader politicamente “morto”: Silvio Berlusconi. Con il quale Matteo Salvini e Giorgia Meloni (leader rispettivamente della Lega e di Fratelli d’Italia) dovranno fare i conti. Sia nel caso in cui l’ex Cavaliere – risolti in extremis i suoi problemi con la legge Severino – si candiderà, sia nel caso in cui non si candiderà ma imporrà un suo uomo.

Ma Nello Musumeci ha ridestato complessivamente un “sistema”. Quello dei Totò Cuffaro, dei Raffaele Lombardo, dei Marcello Dell’Utri, dei Gianfranco Miccichè e di tanti altri. Un sistema  che – almeno per quanto riguarda Cuffaro e Lombardo – c’è stato anche negli ultimi cinque anni di governo di centrosinistra. Adesso però sarà un sistema meno ibrido rispetto a quello del “comunista” Crocetta, più marcato, più caratterizzato da determinate connotazioni che ci riportano ai “bei tempi andati”, quando il Centrodestra dominava la scena da solo.

Con una differenza: mentre nel periodo del predominio, i governatori erano due personaggi accusati dai magistrati di collusione con la mafia (il primo addirittura con sentenza passata in giudicato), oggi – se dovesse vincere il Centrodestra – si chiamerà Nello Musumeci. Una differenza non da poco, poiché l’ex presidente della Provincia di Catania è persona perbene, mai sfiorata da avvisi di garanzia, malgrado i danari transitati da un ufficio che gestiva appalti, finanziamenti, contributi, progetti e tanto altro.

Nel caso della possibile vittoria di Musumeci , due saranno i dubbi da sciogliere da domani: il primo riguarda la maggioranza, dato che all’Assemblea regionale siciliana l’ex presidente della Provincia di Catania non potrà contare su un’autonomia numerica per far passare le proposte che porterà in Aula; il secondo, la convivenza di un personaggio come lui (presidente uscente della Commissione regionale antimafia, che in campagna elettorale ha dichiarato “non ci faremo fermare dalla mala politica e dalla mala pianta mafiosa”) con esponenti di una coalizione non proprio portati a fare discorsi sulla legalità e sull’antimafia. I nodi sono questi. Riuscirà Musumeci a scioglierli?

Nella foto: Nello Musumeci, candidato del Centrodestra alla presidenza della Regione Sicilia

Luciano Mirone