Decisamente un’annata positiva per le arance rosse di Sicilia, quelle che – secondo gli esperti – hanno le proprietà organolettiche migliori del mondo e che, grazie al marchio Igp (Indicazione geografica protetta), si stanno facendo largo nei mercati del Nord Europa. Un tipo di arancia coltivata nelle pianure dell’Etna (fra le province di Catania, soprattutto, ma anche di Siracusa e di Enna) dove grazie al microclima e alle escursioni termiche acquista un sapore unico e una pigmentazione rossastra, sia nella buccia che nella polpa, una sostanza che aggredisce e a previene diverse malattie dell’uomo.

Le arance a polpa rossa. Sopra. Un agrumeto della Piana di Catania con lo sfondo dell’Etna

Siamo in territorio di Paternò, con Angelo Bonanno, 47 anni, produttore e commerciante di agrumi da due generazioni, in uno dei più rigogliosi giardini della Piana di Catania, di fronte al vulcano più alto d’Europa.

“Possiamo ritenerci soddisfatti”, dice Bonanno. “La stagione di raccolta inizierà ai primi di dicembre e si concluderà all’inizio di maggio, ma già si vedono i risultati. Quando parliamo di arance rosse ci riferiamo al tarocco, al moro e al sanguinello. Il tarocco è un’arancia da tavola, da gustare dopo il pasto o per la merenda; il moro e il sanguinello si classificano come arance da spremuta e sono più adatte all’esportazione, in quanto hanno una tenuta migliore rispetto al tarocco”. Dicono che le arance rosse siciliane possiedano le migliori qualità organolettiche del mondo. E’ vero? “Non vorrei fare campanilismo, ma è vero. Possiedono le antocianine, che si creano grazie alle escursioni termiche tra il giorno e la notte dovute al vulcano. Sono sostanze antiossidanti molto importanti per l’organismo, perché contribuiscono a contrastare l’azione dei radicali liberi. A queste si aggiunge la vitamina C. Basta mangiare un solo frutto per soddisfare il 75 per cento del fabbisogno quotidiano di Vitamina C”.
Se lo stesso albero lo andassimo a piantare in altri luoghi cosa succederebbe? “Avremmo un’arancia a polpa bionda. Solo qui acquista quel tipo di pigmentazione. L’Igp è stata istituita per garantire il consumatore che vuole l’arancia rossa di Sicilia”.

Il marchio Igp

E i problemi? “La dimensione dei frutti. Il mercato non apprezza i calibri medio-piccoli, vuole quelli medio-grossi. Il tarocco ha la pecca (soprattutto nelle annate di carica come questa) di essere medio-piccolo, anche se di sapore eccezionale”.

Che problemi dovete affrontare? “Il territorio, non sempre pianeggiante. Nei siti collinari la coltivazione è più costosa perché è necessario un lavoro manuale. Questo incide parecchio nelle spese, specie nella potatura. Ma abbiamo un’altra carenza incredibile: pur essendo alle pendici di una montagna che dà acqua in abbondanza, soffriamo della carenza idrica. Abbiamo condurre obsolete, disservizi. Quest’anno il Consorzio di bonifica ci ha mollati il 15 agosto, nel pieno della campagna agrumicola. Abbiamo dovuto fare degli sforzi incredibili per far fronte con la sola acqua di pozzo”.

Molti abbandonano gli agrumeti. “E’ un problema di carattere generazionale. Alcune volte, per quanto concerne la mia fascia d’età, sono solo, in mezzo al ragazzo che sta iniziando la sua attività o alla persona di novant’anni. Quando parli a un novantenne di rinnovare il giardino o di cambiare tecniche di potatura si mette a ridere. Il ragazzo invece parte con la mentalità della quantità: è convinto che più produce più vende. Non si rende conto che appesantisce il mercato”.

Ma allora perché molti si lamentano? “Si lamentano, ma non si pongono il problema che devono rinnovarsi. Ogni cento metri trovi una mentalità diversa: ognuno ragiona a modo suo. Manca una mentalità collettiva. Tutti ci crediamo generali. In Spagna non è così”.

Quali sono gli eventi positivi che hanno portato a questa buona annata? “In primis il caldo: da un lato ci ha bastonato perché non ci ha dato una riserva d’acqua adeguata per le piante , ma dall’altro ci darà un frutto con una dolcezza maggiore, anche se dal diametro un po’ piccolo”.

Anni Cinquanta. ‘A “chiurma”, la ciurma, durante la raccolta delle arance a Paternò

Cosa chiede alla politica? “Che sia presente e costante. Spesso si fanno delle promesse, che non vengono mantenute. Occorre maggiore linearità: se ci sono degli impegni presi da una precedente amministrazione bisogna mantenerli. Quando diciotto anni fa ci insediammo nella zona industriale di Trefontane, con l’allora sindaco Graziella Ligresti siamo riusciti a portare avanti una programmazione adeguata. Andata via lei è iniziata la frammentazione: abbiamo avuto problemi con linea telefonica, con la spazzatura, perfino con le luci accese di giorno e spente di notte. In questi anni c’è stato un assenteismo assoluto. Certi politici vengono una settimana prima delle elezioni, promettono mari e monti e poi si perdono. Alla politica nazionale e regionale chiedo regole chiare per tutti. Faccio l’esempio di Barilla: ho letto sul giornale che sull’etichetta non vuole specificare l’origine del grano. Perché? Penso che dovremmo puntare più sulla qualità che sulla quantità”.

Luciano Mirone