Un relitto quasi del tutto insabbiato, nello specchio di mare antistante il porto di Messina, ad una profondità compresa tra i 55 e i 62 metri, è stato rinvenuto recentemente dai sommozzatori . Si tratta probabilmente di un piroscafo in legno del XIX secolo utilizzato per il traghettamento tra Sicilia e Calabria. E’ questa la scoperta annunciata stamane dalla Sovrintendenza del mare di Palermo: del relitto – viene spiegato – “sono visibili i resti della prora e della murata di dritta dove è possibile notare parte del fasciame in legno rivestito da altro materiale; a poppa è presente un ammasso di tubi, compatibili con quelli utilizzati per alimentare una caldaia, che sembra aver subito un’esplosione”.

La prua del relitto

Il relitto è stato documentato e rilevato, benché le reali dimensioni siano solamente intuibili in quanto gli elementi costitutivi sono solo in minima parte visibili visto che la maggior parte del piroscafo si trova coperto dal sedimento. Alle prime immersioni sono seguite ricerche d’archivio, nonché altre indagini con operatori e veicoli subacquei, al fine di cogliere elementi distintivi che potessero consentire una identificazione certa.

Tutto inizia nel marzo 2013, in occasione della campagna esplorativa subacquea organizzata da Ecosfera Diving e finalizzata – con la collaborazione e l’assistenza dei reparti subacquei della Marina Militare e della Guardia Costiera – alla documentazione del relitto della Nave “Groppo”, adagiato sul fondale del porto di Messina su una batimetrica compresa tra i 40 e i 60 metri di profondità. Nel corso di questa campagna, il team composto dal Tenente di Vascello Giuseppe Simeone (Comandante del Nucleo Operatori Subacquei della Guardia Costiera di Messina), Domenico Crisopulli (operatore subacqueo della Marina Militare) e Domenico Majolino (titolare del Diving Center Ecosfera di Messina), ha effettuato una prospezione allontanandosi dal relitto della Nave “Groppo” seguendo alcuni resti apparentemente appartenenti allo stesso, fino a giungere in prossimità del relitto della Nave Produgal (ex Ruskin). A circa 50 metri di distanza dalla murata di dritta del Produgal, è stato notato il relitto.

Nei giorni 23 e 24 agosto 2017, sono state inoltre condotte ulteriori immersioni con il ROV (Remotely Operated Vehicle) in dotazione al Nucleo Operatori Subacquei della Guardia Costiera di Messina al fine di documentare altri utili elementi.

I tubi di alimentazione della caldaia

L’ipotesi identificativa già esistente, alla quale si è pervenuti sulla base delle notizie storiche acquisite, sarà definita a breve, appena conclusi gli studi condotti dalla Soprintendenza del Mare e dalla Guardia Costiera con il Diving Center Ecosfera di Messina.

“Il fantastico fondale interno alla “falce” di Messina – dice il Sovrintendente del Mare, Sebastiano Tusa – , area oggi interamente portuale, continua incredibilmente a riservare sorprese grazie alla caparbietà dei ricercatori subacquei della Marina Militare, della Guardia Costiera e del Diving Center Ecosfera di Messina con il coordinamento tecnico-scientifico della Soprintendenza del Mare. Già alcuni anni fa questo fondale aveva restituito alla memoria il Produgal, la nave russa legata alla tragica storia del terremoto di Messina poiché furono i suoi marinai a prestare i primi soccorsi alla sofferente popolazione della città distrutta dal sisma. Oggi, nel corso di una campagna di documentazione del relitto della Nave Groppo’, torpediniera italiana affondata il 25 maggio del 1943, adagiato sul fondale del porto ad una profondità compresa tra i 40 e i 60 metri, compaiono le sembianze di un altro relitto. A circa 50 metri di distanza dalla murata di dritta del Produgal, tra i 55 e i 62 metri, si scorgono i resti della prora e della murata di dritta rivestito in legno. Sulla base delle prime osservazioni ed analisi si tratterebbe del relitto di un piroscafo in legno ottocentesco che speriamo al più presto d’identificare”.

Barbara Contrafatto