Con 1000 apicoltori, il 15 per cento della produzione nazionale, svariate tonnellate annue di miele, Zafferana Etnea è ai primi posti in Italia per invasettamento del prezioso nettare. A conoscere tutto del dolce zafferanese è Sebastiano Di Prima, apicoltore e titolare dell’azienda più antica del paese.

Di Prima, il miele di Zafferana è rinomato dappertutto. Perché?

“Il nostro miele non è prodotto solo a Zafferana ma in mezza Sicilia, nel senso che noi apicoltori pratichiamo il nomadismo, ci spostiamo molto da un luogo all’altro e facciamo il miele di arancio, di timo, di sulla, di castagno, di millefiori, di eucaliptus. Andiamo dalla Piana di Catania fino all’ennese e al siracusano, Grammichele, Vizzini, fino a Piazza Armerina. Il nostro miele è buono perché facciamo un’apicoltura tradizionale e al tempo stesso moderna cercando di ottenere un prodotto genuino, puro e gustoso, senza alterazioni di alcun tipo”.

La piazza principale di Zafferana Etnea

I produttori di miele di Zafferana, fino all’inizio del Novecento, facevano lavori completamente diversi. Come fa una comunità ad inventarsi un nuovo tipo di economia? Come si è scoperta questa vocazione?

“Parlo in prima persona. Mio nonno ha iniziato prima degli anni Venti. Il resto degli apicoltori è quello che negli anni Sessanta e Settanta è emigrato in Svizzera ed è tornato al paese con un gruzzoletto di soldi. Erano carbonai, pastori, muratori, agricoltori. Si misero a fare il miele e andò benissimo”.

Gli apicoltori sono preoccupati per la grande moria che negli ultimi anni sta coinvolgendo milioni di api. Quali sono le cause?

“Innanzitutto i pesticidi, i diserbanti e gli insetticidi come il Confidor, usato sugli alberi da frutto e sugli ortaggi. La cosa assurda è che sulle etichette si legge ‘Nocivo per le api’, ma nessuno ci fa caso. Negli ultimi anni sono stati immessi altri micidiali prodotti che creano danni ingenti alle api”.

Prima di questi prodotti non c’era la moria di api?

“Era molto ridotta rispetto ad oggi, oppure si registrava a settori: nelle zone in cui si usavano, le api morivano, mentre in altri vivevano. Adesso questi veleni si usano ad ampio spettro. Per esempio, il 2-4D viene usato come diserbante nel frumento e in agrumicoltura contro la cascola delle arance, in dosi molto blande certamente, ma sufficienti per fare morire le api, le quali trovano il veleno sotto forma di rugiada sulle foglie”.

Un’immagine dell’Ottobrata. Sopra,: yba esposizione dei prodotti tipici dell’Etna

Voi apicoltori avete fatto delle proteste?

“Certo, abbiamo fatto diverse interviste, ma non si è risolto nulla”.

Avete fatto una protesta come categoria e non come singoli?

“Come Coldiretti stiamo cercando di muoverci, non è facile”.

Negli ultimi tempi gli apicoltori di Zafferana denunciano un altro fenomeno.

“Il furto delle api”.

Cosa?

“Esattamente questo. Il problema di recente si è allargato in modo esponenziale. Ci solo ‘colleghi’ (le virgolette sono d’obbligo) che nottetempo entrano nelle proprietà private e si impossessano delle arnie piene di miele e di api. Tagliano reti metalliche, spaccano lucchetti, divelgono cancelli con la fiamma ossidrica. Il fenomeno non riguarda soltanto la nostra azienda, ma moltissimi apicoltori che da anni portano avanti questa attività con serietà e sacrifici. Per fare cento arnie sono necessari due anni di lavoro. Queste persone senza scrupoli stanno mettendo in crisi un settore”.

Avete sporto denuncia?

”Certo. Alle autorità competenti arrivano moltissime denunce. Non è successo niente”.

Le cause sono soltanto queste?

“No. Un’altra causa, forse minore ma importante, è individuabile nella presenza delle onde elettromagnetiche dei telefonini, dei ripetitori, delle antenne, e dei cavi elettrici. Ufficialmente ci dicono che non sono nocive, basta fare una ricerca su internet per avere la dimensione di certe nocività”.

Questo fenomeno causa una riduzione della produzione del miele?

“Sicuramente. A tutto questo bisogna aggiungere il clima. La verità è che stiamo stravolgendo tutto, anche il futuro dell’agricoltura in quanto le api sono le vere protagoniste dell’impollinazione e quindi della vita”.

Cosa si sente di dire ai politici regionali e nazionali per difendere il suo settore?

“Che ci dovrebbero rappresentare di più. Dovrebbero potenziale il marketing del nostro miele e dovrebbero cercare di dialogare di più. Chiedo inoltre di bloccare tutti quei prodotti che stanno avvelenando le api”.

Luciano Mirone