Qualcuno può spiegare agli ignari e confusi elettori siciliani se davvero le elezioni del 5 novembre rischiano di essere inquinate da condizionamenti mafiosi (come affermano alcuni candidati alla presidenza), oppure se alla fine prevarrà la regolarità, la trasparenza e la democrazia (come dicono altri)?

A far suonare il campanello d’allarme di un possibile voto irregolare è stato l’aspirante governatore del M5S, Giancarlo Cancelleri, che l’altro giorno, assieme al leader nazionale del suo movimento, Luigi Di Maio, vista la numerosa partecipazione di arrestati, inquisiti e condannati impegnati a vario titolo in questa tornata elettorale, ha invocato l’intervento dell’Osce per vigilare.

Giancarlo Cancelleri, candidato M5S

Osce è acronimo di Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Si tratta della “più grande organizzazione regionale per la sicurezza al mondo impegnata a garantire la pace, la democrazia e la stabilità a oltre un miliardo di persone”.

Opera a livello transnazionale, ma – dalla ricerca effettuata – non escludiamo che potrebbe intervenire anche in situazioni più limitate (e ora vedremo come e perché). Si occupa principalmente di certe emergenze come il controllo degli armamenti, la gestione delle frontiere, la lotta al terrorismo, la prevenzione e la soluzione dei conflitti, la sicurezza, l’ambiente, i diritti dell’uomo, la libertà di informazione, la tolleranza, i migranti, il disagio giovanile, eccetera.

I primi a fare sarcasmo sulla proposta dei 5Stelle sono stati il candidato alla presidenza della sinistra Claudio Fava e il ministro dell’Interno, Marco Minniti. Secondo Fava “il cambiamento si attua nella cabina elettorale con la matita in mano”.

Secondo Minniti “l’Osce non interviene per elezioni locali”. Donde il titolo dell’HuffPost: “Minniti ridicolizza i 5 Stelle”, seguito da un interessante botta e risposta fra il titolare del dicastero dell’Interno e Alessandro Di Battista dei 5S.

Minniti: “La potestà legislativa della Regione Sicilia differisce da quella delle Regioni ordinarie. La Regione siciliana dispone in autonomia dell’organizzazione delle elezioni. Il regolamento della Regione prevede strumenti per escludere dalla competizione elettorale soggetti che non possono ritenersi degni di rappresentare la sovranità”. E poi: “L’Osce interviene con i suoi osservatori per elezioni che riguardano un intero Paese o gran parte di esso e non una sola Regione. In Italia è avvenuto nel 2013. I prefetti hanno inoltre dato già affermato che stanno monitorando”.

Marco Minniti, ministro dell’Interno

Di Battista: “Non è vero che l’Osce non sia intervenuta per elezioni inferiori a quelle di scala nazionale. Lei ministro non può lavarsene le mani. Deve tenere conto di quello che è successo finora in Sicilia. Deve tener conto che la Sicilia è stata governata dai Cuffaro, non può non tener conto che nelle liste di Musumeci ci sono degli impresentabili e che un sindaco è stato arrestato”.

La questione è spinosa, almeno per noi comuni mortali, che non siamo specialisti in materia. In base alla consultazione effettuata nella pagina dell’Osce, sotto la voce “Elezioni”, leggiamo: “Riconoscendo che elezioni democratiche sono alla base della legittimità dei governi, l’Osce osserva le elezioni e fornisce assistenza tecnica”. Non abbiamo letto che tale “osservazione” avviene solo su scala nazionale o internazionale. Quindi ci siano consentite due domande. 1) L’Osce si muove in base ai confini geografici o alle emergenze? 2) L’inquinamento mafioso del voto è considerata un’emergenza?

Qualcuno dovrebbe rispondere. Nell’attesa, rileviamo che ieri sono successe le seguenti cose: ad irrompere sulla scena è stato il governatore siciliano Rosario Crocetta: ”Non so se l’Osce sia o no competente del monitoraggio delle elezioni regionali siciliane, ma certamente dopo la presentazione delle liste in Sicilia e i gravi fatti che hanno riguardato l’arresto di alcuni candidati, l’opinione pubblica siciliana si domanda se oggettivamente sia possibile fare qualcosa per impedire che le prossime elezioni siano caratterizzate da un massiccio voto di scambio. Da circa dieci anni non accadeva, in Sicilia, oltre all’imponente inquinamento di alcune liste, che soggetti indagati e persino condannati per mafia partecipassero apertamente all’agone elettorale”. Segue richiesta di Crocetta a Minniti di “una commissione del ministero dell’Interno per il monitoraggio delle elezioni siciliane”.

Minniti ha assicurato una “taske force” contro gli hacker che cercheranno di introdursi nel sistema elettorale, come se non si trattasse di voto siculo, con pacchi di pasta, soldi e buoni spesa distribuiti nei quartieri a rischio.

Dopodiché intervengono di nuovo i 5S, i quali “chiedono verifiche a tutte le Procure della Sicilia sulla regolarità delle firme raccolte per il listino dei candidati a governatore”.

Ironico il candidato del centrosinistra Fabrizio Micari: l’esposto presentato dal M5S “denota un nervosismo serpeggiante: si vede che sono in difficoltà”. E ancora: “La raccolta firme si è svolta in modo regolare, non abbiamo nulla da temere. E infine: “Si vede che non riescono a sfondare, forse per le poche argomentazioni sui temi da affrontare”.

Qui Sicilia, la mafia c’è, non c’è, chissà…

Luciano Mirone