Bisogna dirlo: il colpaccio più importante della campagna elettorale per le elezioni siciliane del 5 novembre l’ha messo a segno il candidato del M5S Giancarlo Cancelleri nominando come suo assessore Angelo Cambiano, ex sindaco di Licata sfiduciato un paio di mesi fa dal suo Consiglio comunale perché si era messo in testa di combattere l’abusivismo edilizio presente in quel territorio.
Ma al tempo stesso è significativo che Cambiano – che non ci risulta sia mai stato iscritto ai 5 Stelle – abbia scelto il movimento di Di Maio, malgrado l’analoga proposta partita contemporaneamente da Claudio Fava della sinistra, che a rigor di logica dovrebbe essere maggiormente in sintonia con i suoi valori.
Se l’ex primo cittadino di Licata ha optato per i Cinque Stelle un motivo ci sarà: oltre al fatto che questi gli offrono maggiori possibilità di vittoria, non riusciamo ad immaginarne altri. Diciamo questo perché non più tardi di un mese fa Cambiano – assieme a Giancarlo Bonelli dei Verdi, all’ex presidente della commissione parlamentare antimafia Francesco Forgione e al presidente di Legambiente Sicilia Gianfranco Zanna, tutta gente non certamente del M5S – aveva attaccato Cancelleri per certe dichiarazioni non proprio contrarie all’”abusivismo per necessità”, concetti che non appaiono in sintonia con il modus operandi dell’ex sindaco di Licata che in due anni aveva demolito una settantina di immobili abusivi.
Cosa abbia fatto Cancelleri per convincere Cambiano non lo sappiamo. Ma intanto sappiamo che ha portato a casa un risultato importantissimo, ma a doppia valenza: da un lato allontanerà una parte del popolo degli abusivi che in un primo momento aveva simpatizzato per lui, dall’altro attirerà parecchi consensi soprattutto a sinistra togliendoli proprio a Fava.
Una scelta comunque che fa riflettere. E che dovrebbe far riflettere la sinistra, dovrebbe far riflettere l’attuale governatore Crocetta, dovrebbe far riflettere il gruppo dirigente siciliano per aver compromesso – con scelte incredibili e suicide, a cominciare dagli inciuci con Cuffaro e Lombardo – un patrimonio di consensi da cui si doveva ripartire per portare avanti una politica nuova e ispirata ai valori di libertà, di trasparenza e di modernità propugnati da personaggi come Pio La Torre, Girolamo Li Causi e dalle decine di sindacalisti uccisi dalla mafia fra gli anni Quaranta e Cinquanta per essersi ribellati ai soprusi e alle ingiustizie. Invece niente. E i risultati si vedranno.
E gli altri candidati? Importante la denuncia fatta da Claudio Fava sulle presunte infiltrazioni mafiose presenti in certe liste, ma probabilmente insufficiente per ribaltare l’attuale trend segnalato dai sondaggi.
Apprezzabile la presa di posizione di Musumeci sulle “liste pulite” del suo schieramento, che non ci pare abbia sortito risultati all’interno dello stesso, anzi, la conseguenza – ma questa è solo una nostra deduzione, del tutto soggettiva, quindi del tutto contestabile – è che il candidato alla presidenza del centrodestra potrebbe avere seri problemi per governare se dovesse diventare il nuovo presidente della Regione Sicilia.
Del candidato del Pd Fabrizio Micari ci asteniamo dal fare commenti perché non ci pare che – oltre alla visita che questi si è premurato a fare all’editore del quotidiano La Sicilia di Catania, attualmente alle prese con grane giudiziarie per questioni mafiose – abbia dato segnali di novità rispetto al recente passato del suo partito.
Luciano Mirone
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