“All’estero definiscono l’Italia ‘la Colombia d’Europa’. Siamo arrivati a un livello talmente alto di connubio fra politica, corruzione e mafia che ormai ci equiparano a uno Stato dove certi fenomeni come il narcotraffico sono normali. Una cosa gravissima, che l’Italia non può permettersi. La Sicilia, dove a novembre si svolgeranno le elezioni regionali, è combinata peggio del resto del Paese”.

A lanciare questo allarme è Mario Giarrusso, senatore del Movimento 5 Stelle e componente della Commissione parlamentare antimafia. Attualmente la presidente della sua Commissione, l’on. Rosy Bindi, ha avviato uno screening su diversi soggetti presenti in varie liste che alle elezioni siciliane del 5 novembre concorreranno per il rinnovo dell’Assemblea regionale siciliana (Ars).

Il senatore Mario Michele Giarrusso, componente ella Commissione parlamentare antimafia

Sen. Giarrusso, lei l’altra sera, nel corso di in incontro indetto dal suo movimento, ha parlato di mancanza di etica in questa campagna elettorale. Può essere più esplicito?

“Ci sono dei soggetti impresentabili, soprattutto nelle liste di centrodestra che sostengono Musumeci”.

Chi?

“Il nostro candidato Giancarlo Cancelleri, nei giorni scorsi, ha fatto i nomi: basta andare sul suo profilo fb per comprenderlo. Ci sono vari candidati che si sono distinti o per certe vicinanze pericolose a famiglie mafiose, o perché hanno un trascorso giudiziario pesante”.

Perché li definite “impresentabili”?

“Perché in politica non basta essere onesti, ma apparire tali. Come diceva Paolo Borsellino, bisogna appartenere a un contesto sano. Quando con Forza Italia si candida il figlio dell’ex deputato Francantonio Genovese (ex leader messinese del Pd, poi passato al partito di Berlusconi, ndr), che ha il padre, la madre, lo zio e la zia condannati, anche se non in via definitiva, per fatti contro la pubblica amministrazione, il problema va posto”.

Le colpe dei padri non possono ricadere sui figli.

“Il ragazzo sarà incensurato, ma non fa bene alla politica una candidatura di questo tipo, non fa bene al Paese. Sempre nella coalizione di Musumeci abbiamo riscontrato la nipote dell’ex governatore Totò Cuffaro, condannato in via definitiva per favoreggiamento a Cosa nostra”.

Di nuovo con le colpe dei figli.

“Le liste del centrodestra sono piene di personaggi impresentabili. Penso al consigliere comunale di Catania, Riccardo Pellegrino (Fi), fratello di un soggetto ritenuto dai magistrati organico alle cosche, nonché amico – lui stesso – del figlio del boss del quartiere di San Cristoforo, Nuccio Mazzei. Penso al sindaco di Priolo, Antonello Rizza, arrestato l’altro giorno con ben ventidue capi di imputazioni. Penso a molti candidati inseriti in contesto composto da soggetti condannati per mafia, da pregiudicati vicini alla mafia, da condannati in primo grado per mafia. Parliamo di Cuffaro, di Lombardo, di Berlusconi e di Dell’Utri, che non sono candidati alle regionali, ma reggono il ‘contesto’. Una situazione gravissima”.

Nello Musumeci (a sinistra) con Gianfranco Micciché

Nel centrodestra ci saranno pure, come dite voi, dei personaggi impresentabili, ma il candidato alla presidenza Nello Musumeci risulta una persona onesta.

“Lui dice di avere attraversato la palude rimanendo pulito. Mi fa piacere, ma l’onestà, ripeto, da sola non basta, serve anche l’impegno. Non si può essere in politica da oltre trent’anni e dire: ‘Le inchieste non mi hanno toccato, però sono in mezzo a gente condannata, inquisita, arrestata o vicina alla mafia”.

Nel dibattito dell’altra sera ha raccontato un episodio avvenuto a Militello in Val di Catania durante la commemorazione di Giovanni Falcone.

“Un fatto che ho sottoposto alla Commissione antimafia e alla Procura di Catania. Mi riferisco all’incontro avvenuto in quel comune, alla presenza del presidente di una consulta che ha organizzato l’evento: costui si chiama Scinardo ed è il nipote del ‘re dell’eolico’ (destinatario, quest’ultimo, di una confisca di 250 milioni di Euro, nonché ritenuto dai magistrati vicino all’artificiere della strage di Capaci, Pietro Rampulla, oggi all’ergastolo, di cui viene considerato il riciclatore), ed inoltre dell’avvocato della famiglia Scinardo, Enrico Trantino (esponente storico della destra catanese cresciuto con Musumeci), del sindaco della cittadina, uomo di Musumeci, e dello stesso Musumeci che commemora Falcone in veste di presidente della Commissione regionale antimafia”.

Musumeci ha detto di non sapere chi fosse il giovane Scinardo.

“Bastava chiedere al suo amico di partito Enrico Trantino per sapere chi fosse”.

Il vostro candidato alla presidenza Giancarlo Cancelleri accusa anche il Pd.

“A parte certi nomi tuttora al vaglio della Bindi, secondo noi il Pd ha già fatto degli accordi con il centrodestra: sa di perdere e cerca di far vincere Musumeci, col quale andrà a spartirsi i posti in Regione. Fabrizio Micari non poteva candidarsi”.

Perché?

“Secondo la legge regionale, un soggetto a capo di un’Amministrazione destinataria di fondi regionali, che deve candidarsi alla presidenza della Regione, doveva dimettersi entro luglio. Non lo ha fatto, pur essendo rettore dell’Università di Palermo. Da quell’Ateneo dipende il policlinico universitario che riceve un fiume di denaro regionale. Ma c’è un altro fatto”.

Quale?

“Sia Micari che Musumeci hanno inaugurato la campagna elettorale andando ad omaggiare l’editore del quotidiano La Sicilia, Mario Ciancio, un altro passaggio angosciante di questa elezione. Presentarsi da un personaggio imputato per concorso esterno in associazione mafiosa, e con un processo in corso, non lascia intravedere nulla di buono per quanto riguarda la lotta ai legami mafia-politica. La prima cosa che si deve chiedere a un politico è la prudenza nei rapporti. I problemi con la giustizia di Ciancio li conoscono tutti, compresi loro. Per carità, magari l’editore ne uscirà assolto, ma in questo momento la prudenza avrebbe richiesto una presa di distanza. Se a questo aggiungiamo che Ciancio non ha mai fatto niente per contrastare la mafia, abbiamo un quadro abbastanza chiaro del sistema in cui si muovono certi personaggi”.

Luciano Mirone