Dopo un quarto di secolo il caso di Simona Floridia approda in un’aula di Tribunale. Con un presunto colpevole: Andrea Bellia, l’ultima persona che, secondo i magistrati, è stata con lei quella sera di venticinque anni fa.  Domani a Caltagirone  (Catania), città di Simona, si svolgerà l’udienza preliminare. La diciassettenne sparita misteriosamente la sera del 16 settembre 1992 senza lasciare tracce, sarebbe vittima di “un omicidio volontario premeditato e aggravato da futili motivi”, e lui, Bellia, dovrà rispondere alle domande dei magistrati e dell’avvocato criminologo catanese Giuseppe Fiorito, legale dal 2011 della famiglia Floridia, che ha avuto il merito di far riaprire il caso dopo alcune archiviazioni ed anni di indagini andate a vuoto, su cui  lo stesso Fiorito – in questa intervista – preferisce non fare commenti.

Questa storia – ci chiediamo – avrebbe potuto avere un epilogo diverso se, appena qualche tempo dopo la scomparsa della ragazza, gli inquirenti avessero valorizzato una intercettazione telefonica dalla quale si evince che lo stesso Andrea Bellia avrebbe fatto sparire Simona? Perché questo indizio – oggi utilizzato per fare riaprire il caso – è stato ignorato per tanto tempo? Perché non è stata considerata un’altra telefonata, in cui Mario Licciardi ex fidanzato di Simona, conferma alla nuova fidanzata, attuale moglie, ciò che gli aveva confidato Andrea Bellia, ossia di aver “fatto sparire” la ragazza?

Il Tribunale di Caltagirone. Sopra: Simona Floridia

Non lo sappiamo, così come non sappiamo se quella intercettazione costituisce la prova che può inchiodare Andrea a determinate responsabilità, oppure se sarà considerata una bolla di sapone come è successo in passato. Sappiamo però che un altro indizio, collegato a quelle telefonate, conduce ancora a Bellia.

“Dopo la scomparsa della ragazza – dice l’avvocato Fiorito – Andrea ebbe un grave incidente con la Vespa. Riportò una parestesia agli arti inferiori, col rischio di rimanere paralitico. In un momento particolarmente drammatico, tramite il padre, mandò a chiamare Mario Licciardi. Al quale, in ospedale, confidò che era stato lui a far sparire Simona. Nelle settimane successive la parestesia non ebbe seguito, Andrea ricominciò a camminare e il momento drammatico svanì, assieme al pentimento. Oggi Bellia smentisce di essere stato lui a far sparire la ragazza”.

Simona quindi – dato che il suo corpo non è stato mai ritrovato – sarebbe sparita a causa di un omicidio e qualcuno avrebbe occultato il cadavere. Almeno secondo il legale della famiglia Floridia. Ma Fiorito non solo parla di “omicidio”, ma dice addirittura che “è stato premeditato”. E alla domanda: c’è stato un piano?, lui risponde: “E’ possibile”.

Dunque riepiloghiamo: un avvocato dopo oltre vent’anni riesce a fare riaprire il caso portando degli elementi apparentemente “nuovi” ma sostanzialmente vecchi, dato che da sempre si trovano nel fascicolo su Simona Floridia. Fiorito presenta un’istanza articolata di riapertura delle indagini all’allora procuratore di Caltagirone, Francesco Paolo Giordano (oggi procuratore a Siracusa) che affida l’incartamento alla dottoressa Raffaella Vinciguerra (sostituto procuratore) e al Nucleo investigativo dei carabinieri di Catania. E in tre passaggi significativi di questa intervista dice: primo) “L’inchiesta per la prima volta è stata affidata a persone estranee all’ambiente di Caltagirone”; secondo) “Prima di quel momento, ognuno si era fatto una idea propria di questa vicenda”, nel senso che ognuno, si era affezionato ad un filone d’indagine piuttosto che ad un altro; terzo) “Ogni ipotesi investigativa veniva successivamente inquinata dall’esterno ”. Inquinata da cosa?

Caltagirone. Panorama

“ Da depistaggi. Ci sono stati depistaggi accurati e mirati affinché la ragazza non venisse trovata, le telefonate arrivate alla trasmissione  “Chi l’ha visto” ne sono un esempio”. Perché? “Ho le mie idee, fondate, ma a tal proposito al momento preferisco non dire nulla ”.

“Sono le cose non dette quelle che veramente contano”, scrisse una volta un grande giornalista di cronaca nera come Mauro De Mauro, mentre si occupava della morte del presidente dell’Eni, Enrico Mattei. Anche nella storia di Simona Floridia, dunque, ci sono delle cose non dette. E forse sono quelle che veramente contano. Il problema è che finora non sono saltate fuori.

Avvocato, a chi si riferisce quando parla di depistaggi? “A certi soggetti che entrano in questa vicenda e che sono vicini ai giovani che hanno avuto a che fare con Simona. Questi hanno cercato di inquinare le acque”.

Di più Fiorito non dice, ma se è vera quest’ultima ipotesi, bisogna capire se “i depistatori” avrebbero agito per proteggere l’ipotetico assassino o per coprire un “contesto” ben più ampio e potente.

Già, il “contesto”. Una città bellissima Caltagirone, con un artigianato della ceramica unico al mondo, gente benestante (fra cui la famiglia di Simona: il padre bancario, la madre impiegata del comune), tanti collegi, tante chiese, le radici del cattolicesimo democratico e del partito popolare ben piantate in questo centro dell’entroterra catanese che ha dato i natali a don Luigi Sturzo e a Mario Scelba. Una città democristiana dall’immediato dopoguerra fino a Tangentopoli, di  centrosinistra successivamente, oggi a destra con l’elezione a sindaco di Gino Ioppolo, braccio destro di Nello Musumeci, candidato alla presidenza della Regione con Berlusconi e Miccichè. Una città tranquilla, ma con delle inquietudini sotterranee che nei decenni passati hanno portato parecchia gente – soprattutto di età giovanile – al suicidio. I ragazzi si vedono nei soliti ritrovi: lo “spigolo” è uno di questi. Simona lo frequenta ogni pomeriggio, compreso quel 16 settembre 1992, quando scompare per sempre dopo che nel pomeriggio era uscita di casa.

Luciano Mirone

(1^ Puntata. Continua)