Non prendeteci per moralisti, ma su questa vicenda della faccia di Anna Frank riprodotta dagli ultrà della Lazio vestita da romanista (con il solo scopo di offendere i rivali della città con la solita e squallida storia del disprezzo degli ebrei) vogliamo esprimere uno sdegno pari all’ignoranza e alla stupidità di questi soggetti: infinito.

L’effigie di Anna Frank con la maglietta della Roma

Lo stesso che avvertiamo quando dalle curve si levano quei vergognosi cori razzisti nei confronti di un calciatore di colore o di un calciatore avversario mentre a terra, dolorante, “deve morire” (anche se non è di colore e neanche ebreo) sol perché indossa una maglia dal colore diverso.

Nello stesso tempo vogliamo esprimere la nostra indignazione nei confronti della Federazione italiana gioco calcio (Figc) che ogni volta che succedono fatti del genere somministra il solito brodino al malato di polmonite: il minuto di “riflessione” sulla shoah e la lettura di un brano del “Diario di Anna Frank” imposto in tutti gli stadi prima della partita, sono provvedimenti che, di fronte alla gravità del problema, lasciano il tempo che trovano: lo hanno dimostrato gli ultrà della Lazio che durante la “riflessione” e la “lettura” hanno cantato la canzoncina fascista “Me ne frego”.

I giocatori della Lazio ieri, prima della partita Bologna-Lazio, durante il riscaldamento

Mentre la Figc “impone” questi “provvedimenti esemplari”, irrompe sulla scena il presidente della Lazio, Claudio Lotito, che per evitare di essere additato come il presidente di una società razzista e fascista, fa una visita in Sinagoga e organizza una gita ad Aushwitz per duecento tifosi laziali. Dovevate vederlo, e soprattutto sentirlo, l’altra sera, dopo questa ignobile storia della maglietta con l’immagine di Anna Frank. Avete presente il politico di Verdone, con il tono enfatico di chi vuol convincerti di essere sempre dalla parte della gente, e alla fine dice “sempre tesa”? Perfetto. Lotito l’altra sera era questo: con quell’accento romanesco, il faccione di circostanza, parlava parlava… ma si vedeva che non gliene sbatteva niente né di Anna Frank, né degli ebrei, né del razzismo. E dobbiamo confessarvi che a quel punto, invece di indignarci, non abbiamo potuto fare a meno di prorompere in una crassa risata. Perché alla fine l’Italia è questa: “sempre tesa” al melodramma, sempre portata alla farsa.

Luciano Mirone