Da un lato chiede la costituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sulle stragi del’92-’93, dall’altro – roba di qualche tempo fa – dice che il governo Berlusconi è stato quello che negli ultimi anni si è distinto maggiormente nel fare la lotta contro la mafia. Dichiarazioni quelle di Pietro Grasso, presidente del Senato, che contrastano nettamente con l’ultima intervista rilasciata pochi giorni fa al Fatto quotidiano da Nino Di Matteo (pm del processo sulla trattativa Stato-mafia). Il quale dichiara: “Ci sono elementi nuovi, bisogna riaprire immediatamente le indagini sui mandanti esterni a Cosa Nostra che hanno voluto la morte di Paolo Borsellino”. E poi: “Le intercettazioni del boss stragista Giuseppe Graviano che in carcere parla di Silvio Berlusconi, vanno approfondite”.

Nino Di Matteo, Pm del processo Trattativa. Sopra: Pietro Grasso, presidente del Senato

Vorremmo capire cosa pensa Grasso delle affermazioni dell’ex collega. L’inquilino di Palazzo Madama alla presentazione del suo libro “Storie di sangue, amici, fantasmi. Ricordi di mafia”, svoltasi ieri sera a Palermo presso i Cantieri culturali della Zisa, aggiunge: “Non sono stato ascoltato, ma sono tenace, magari nella prossima legislatura si potrà istituire una commissione per indagare sul collegamento di tanti fatti del nostro Paese, che ha diritto alla verità”.

“Spesso un magistrato – prosegue Grasso – come anche la polizia giudiziaria, riesce a raggranellare elementi che fanno venire fuori intuizioni, laceranti intuizioni perché poi devono essere provate. Questo è il dramma che ci accompagna, capire e però non potere dimostrare, ma bisogna non arrendersi nella ricerca della verità”.

Luciano Mirone