Alcuni mafiosi avrebbero riferito nel 1993 al parroco di Palermo, Giacomo Ribaudo, della volontà di Bernardo Provenzano di dissociarsi. Il sacerdote ne avrebbe parlato con la Procura di Palermo, che rifiutò qualunque trattativa.
“Alcuni mafiosi – dice il sacerdote che è stato confessore di appartenenti a Cosa nostra – mi incontrarono dicendosi disposti a consegnarsi a condizione che, oltre a uno sconto di pena, non avrebbero mai rivelato nomi o fatti. Riportai la proposta ad alcuni magistrati della Procura di Palermo, tra cui Gian Carlo Caselli e Luigi Patronaggio, ma sono andato a sbattere contro un muro di gomma. C’è stato il rifiuto netto e categorico di accogliere le istanze dei mafiosi, perché, mi risposero, lo Stato non tratta con la mafia”.
“Già nel ’93 – conclude Ribaudo – Provenzano, latitante da trent’anni, era nel mazzo di coloro che si sarebbero voluti consegnare; le istituzioni hanno perso altri 13 anni per catturarlo”.

Ansa