Ricordate quando fra la frazione di Piano Tavola (Ct) e i Comuni di appartenenza (Belpasso, Misterbianco, Camporotondo Etneo e Motta Sant’Anastasia) scoppiò un durissimo scontro per l’autonomia, con tanto di proteste, interrogazioni, manifestazioni pubbliche, articoli, esposti ai Tribunali amministrativi, viaggi alla Regione e tanto altro?

La piazza di Piano Tavola. Sopra: uno scorcio della frazione

In verità (era il 2011) la diatriba non riguardò tanto l’autonomia (un accordo, forse, si sarebbe potuto trovare), quanto l’ampia porzione di territorio che Piano Tavola voleva sottrarre a Belpasso, compresi il centro commerciale Etnapolis, il parco dei divertimenti Etnaland e la zona industriale, che da molti anni assicurano un gettito fiscale consistente alla cittadina etnea. Una contesa grossa ma mai risolta politicamente.

La disputa, pur lambendo gli altri tre comuni, riguardò soprattutto Belpasso, da sempre in rapporti problematici con Piano Tavola per una serie di motivi economici e sociali. Ma oggi il paradosso è che un protagonista di quello scontro – il “pianotavolese” Giuseppe Zitelli, a quel tempo consigliere provinciale del centrodestra e contemporaneamente componente del Comitato per l’autonomia – si ritrova candidato alla Regione. Il fatto incredibile è che è stato voluto fortemente dal massimo rappresentante della città con cui allora la frazione arrivò ai ferri corti: Carlo Caputo da Belpasso.

Caputo non dimentica il “contributo” fondamentale fornito dall’alleato Zitelli alle elezioni del 2013: 700 voti, primo degli eletti in Consiglio comunale su oltre 300 candidati presenti in 16 liste, con un forziere di consensi che in futuro potrebbero aumentare sensibilmente. Dopo le amministrative, il sindaco lo nominò immediatamente vice sindaco con inamovibilità assoluta, al contrario di quanto accade da quattro anni agli altri assessori sostituiti ogni anno e mezzo.

Giuseppe Zitelli

Attualmente Piano Tavola – attraverso questo giovane rappresentante dall’eloquio equilibrato, una laurea in Scienze politiche, un modo intelligente di coltivare i consensi – è l’epicentro di un altro incredibile paradosso che vede un terzo protagonista: l’attuale deputato regionale Alfio Papale, ex sindaco di Belpasso per quasi un quindicennio. Il quale non si rassegna al fatto che Zitelli abbia cambiato cavallo senza portargli i voti di un tempo. La verità è che Caputo e Zitelli da un paio di anni non lo riconoscono più. “Il nuovo che avanza” considera Papale “un vecchio della politica”, e pazienza se entrambi devono ancora rispondere a tante domande poste da questo giornale sullo scandaloso caso della Farmacia comunale (e non solo).

Questa storia si esprime attraverso la sublimazione di certi paradossi che non sappiamo se definire stravaganti o assurdi, cioè non sappiamo se in questa vicenda tipicamente sicula prevalga più Martoglio o Pirandello, ovvero la commedia con qualche divagazione farsesca, o il dramma sociale dall’apparenza. Che da queste parti è tutto.

Ma intanto sembra di vederli, amici di un tempo e nemici di oggi, tutti insieme appassionatamente sul palco (elettorale, non teatrale) con comparse, figuranti, spalle, attor giovani, suggeritori, trasformisti, trapezisti, campioni di doppi e tripli salti mortali piazzati in prima, in seconda e financo in terza fila, che dopo essersene dette di tutti i colori, fumano il kalumet della pace, ovviamente “per il bene di Belpasso e della Sicilia”, magari per ri-scannarsi dopo le elezioni se certi piani dovessero saltare.

Piano Tavola è la metafora del limone spremuto fino all’ultima goccia da chi, avendo capito il gioco, quel limone non vuole dividerlo con nessuno, perché garantisce potere.

Al punto che adesso – con una eventuale vittoria storica alle regionali – quel potere potrebbe essere esercitato alla grande nei confronti del Comune di appartenenza. Immaginate Piano Tavola presente all’Assemblea regionale siciliana e Belpasso (che si è sempre sentita superiore) no. Ma anche se la frazione non dovesse farcela, i consensi ottenuti verranno tenuti “in caldo” per le comunali dell’anno prossimo, e piano piano, silenziosamente, aumenteranno.

Il sindaco di Belpasso, Carlo Caputo

In ogni caso, sembra pacifico che assisteremo a una resa dei conti che si risolverà alle comunali, quando potremmo vedere davvero di tutto.

Ma per capire le dinamiche odierne bisogna tornare all’aspra tenzone del 2011, che naturalmente a Belpasso è stata dimenticata, come se il provvedimento del Consiglio di giustizia amministrativa avesse apposto la parola fine all’aspra contesa. Se definitivamente o provvisoriamente, riserviamo ai posteri l’ardua sentenza. Ma con l’incremento demografico in atto – soprattutto in quella frazione e nei villaggi vicini – chi dice che la situazione non potrebbe riesplodere addirittura con maggiore dirompenza? Cosa succederà se Zitelli andrà all’Ars? Difenderà gli interessi (legittimi) di Piano Tavola o (altrettanto legittimi) di Belpasso? E se, in caso di sconfitta, dovesse tornare ad avere un ruolo di primo piano in giunta, come si dividerà?

Il fatto che Zitelli nel 2011 si era votato tout court alla causa dell’annessione del territorio, non solo è stato scordato ma è stato premiato due anni dopo con 4mila 286 voti.

In un post del 2011, quando la battaglia fra Belpasso e la sua frazione vive il massimo momento di tensione, dopo che il Comitato per l’autonomia aveva stilato il Piano “di annessione”, l’allora vice sindaco Caputo sparò a zero contro tutti, ma – ironia della sorte – elogiò proprio Papale per la buona gestione della Cosa pubblica.

Sparò a zero contro la Provincia regionale di Catania, “presieduta” in Consiglio dal belpassese “Santo Pulvirenti”, che “giunge alla votazione di una delibera che dà mandato all’allora Presidente Nello Musumeci di dare incarico ad un tecnico per redigere il piano territoriale per istituire il Comune di Piano Tavola”.

Sparò a zero contro il leader del suo partito Raffaele Lombardo, a quel tempo governatore della Sicilia, e si dimise “con rammarico” dall’Mpa, rimettendo “per coerenza” il mandato di vice sindaco, “visto” – evviva la sincerità! – “che il sottoscritto fu indicato” in quella carica “in quota MPA con una lettera trasmessa al Sindaco dopo le ultime elezioni”.

Sparò a zero – ma in modo più velato – contro il Comitato per l’Autonomia, che aveva preso “in mano” il Piano territoriale grazie al via libera della Provincia regionale.

Alfio Papale, deputato regionale di Forza Italia

Sparò a zero contro “i vari deputati regionali”, rei di aver “presentato i disegni di legge che nel frattempo hanno convertito in vera Legge Regionale”. Insomma fuoco contro la “partitocrazia” della quale, naturalmente, lui non ha mai fatto parte.

Un’invettiva da ammirare per coraggio e chiarezza. Peccato che dopo accadde esattamente il contrario. Caputo restò al suo posto di vice sindaco. Continuò a fare politica con Lombardo e Lino Leanza, co-fondatore dell’Mpa. E oggi convola a nozze con l’associazione “culturale” del consigliere comunale Moreno Pecorino (fedelissimo di Santo Pulvirenti), impegnato in un doppio salto mortale con giravolta: passare con estrema disinvoltura da Papale a Caputo. Oggi Moreno – dopo aver piazzato assessori ed esperti dell’”associazione” all’interno dell’Amministrazione – è dedito anima e corpo in una spasmodica campagna di reclutamento. Per la “cultura” e per “il bene dei nostri figli”, s’intende. Meraviglioso.

Tutte quelle persone accusate dal post, adesso sono sul palco col sindaco. Del resto, se la gente dimentica con questa facilità, perché non approfittarne? E allora dopo una adesione con i Dem di Enzo Bianco, un altro altro salto mortale con avvitatura: Zitelli non si candida più nel centrosinistra, ma nel centrodestra, sotto il simbolo di Musumeci. Della serie: la coerenza al primo posto. E non importa se sotto quel simbolo ci sono molti soggetti dell’invettiva caputiana di ieri. Adesso bisogna fare buon viso a cattivo gioco.

La “bella politica” è questa: fare del paradosso una sublimazione, dire tutto e il contrario di tutto, cambiare i suonatori ma non la musica, dimenticare in fretta senza vedere, senza sentire e senza parlare. Alla gente va bene così.

Luciano Mirone