Centoquindici anni fa, fra il 25 e il 26 settembre 1902, a Modica si verificò uno dei più grandi disastri naturali della storia d’Italia: 110 morti nella cittadina ragusana causati da un’alluvione che in una notte inghiottì vite umane, animali, case, chiese, strade, muri, alberi, raccolti e lasciò una popolazione nella disperazione e nella povertà.
Tutto si consumò in meno di mezz’ora. Dopo ventiquattr’ore di pioggia ininterrotta (la metà di quella che cade generalmente in un anno), la situazione precipitò intorno alle quattro del mattino del 26 settembre. I torrenti si gonfiarono, esondarono, riempirono i terreni già zuppi di acqua che non riuscivano più a contenerli, si incrociarono tra loro e tutt’a un tratto si riversarono sul centro abitato. Fu l’apocalisse.
Il torrente Pozzo dei Pruni si abbatté come una furia e diventò un mostro d’acqua di oltre undici metri di altezza che avanzava a 50 chilometri l’ora travolgendo chiese, ponti, case e balconi.
La notizia commosse il mondo intero. In molte città italiane furono costituiti dei comitati per aiutare gli alluvionati di Modica. La solidarietà arrivò da Milano, Firenze, Palermo, Novara, Cortona, Fiesole, Cesena, Sesto Fiorentino, Jesi, Loreto, Belluno, Avellino, Macerata ed Udine. Ma Anche la Sicilia si distinse per generosità: da Catania, Agrigento, Trapani, Lipari, Caltagirone, Francofonte, Montevago, Mazara e Patti partirono denaro, medicinali, indumenti, biancheria e tanto altro per alleviare la sofferenza di quella povera gente.
Diversi giornali, dal Corriere della sera alla Stampa, da L’illustrazione italiana al Giornale di Sicilia, oltre a dare delle informazioni molto dettagliate, indissero delle sottoscrizioni in danaro. Anche le testate straniere parlarono della Grande alluvione: dal Times Morning di Londra all’Echo de Paris, dal Matin de Paris al Vossische Zeitung di Berlino, dall’Evening Post di New York a La Prensa di Buenos Aires.
“Soltanto lo Stato – si legge nel sito La grande alluvione – non intervenne, come se la faccenda non lo riguardasse, se non con una modesta elemosina di settemilalire”. Era il periodo del Governo Giolitti-Zanardelli. Al danno si aggiunse la beffa: “Il 26 Settembre, mentre a Modica si piangeva ed era tutto una rovina, il Presidente del Consiglio Zanardelli partecipava ad un banchetto dato in suo onore a Melfi. Giolitti, rientrato a Roma da Torino, non seppe far altro che dare disposizioni per il ‘disastro di Catania’, dove la mareggiata aveva provocato danni trascurabili alle strutture del porto”.
Eppure sulle macerie dell’alluvione di Modica, appena due mesi dopo, nacque uno splendido fiore siciliano che sarebbe stato ammirato il tutto il mondo. Ne parleremo diffusamente.
Luciano Mirone
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