Un raduno in piazza Nettuno a Catania (venerdì alle ore 17, e non alle 18 come erroneamente era stato comunicato) per dire che “Essere civili è normale”, per affermare con forza che aggressioni inaudite come quella avvenuta sabato scorso da parte di alcune persone violente nei confronti dell’ispettore della polizia municipale Luigi Licari – in coma farmacologico presso l’Unità operativa di anestesia e rianimazione dell’ospedale Cannizzaro, dopo un intervento chirurgico – non devono più avvenire. È questa l’iniziativa che diversi cittadini catanesi – “autonomamente e svincolati da partiti” – stanno organizzando “per esprimere solidarietà all’ispettore Licari e verso tutti coloro che pensano che essere civili sia normale”.

Uno striscione di solidarietà verso l’ispettore aggredito sabato scorso

Una manifestazione che “quella fetta di cittadinanza che ha rispetto per le regole di convivenza civile” vuole organizzare per mandare “un messaggio verso le forze di polizia che profondono un impegno quotidiano per garantire la sicurezza ai cittadini”.

Nessuna bandiera di partito dunque, nessun simbolo di appartenenza, solo l’identità di “catanesi perbene” i quali – in silenzio o ad alta voce – non ci stanno ad assistere inermi ad aggressioni brutali di un rappresentante delle istituzioni, selvaggiamente preso a pugni, a calci e a colpi di casco da alcuni soggetti perché non ha consentito loro di varcare le transenne dell’isola pedonale di via del Rotolo, sul lungomare di Ognina.

Non ci stanno ad assistere al clima di omertà che – secondo quanto si apprende dagli inquirenti che stanno indagando sui fatti di sabato scorso – si è venuto a creare fra gli abitanti del posto.

Non ci stanno a subire etichette che – per colpa di pochi violenti – coinvolgono una Società civile che ama le regole e prova orrore e vergogna per quanto è successo sabato (ma anche prima di sabato con altri episodi inauditi) nei confronti delle Forze dell’ordine e non solo.

I fatti di quattro giorni fa non sono altro che la punta di un iceberg fatto di frustrazioni per i motivi più svariati che portano ad episodi come questi. Una volta tocca ai Vigili urbani, un’altra a un medico del Pronto soccorso, un’altra a un ragazzo che passeggia tranquillamente. Ce n’è abbastanza per dire che qualcosa in questa città si è rotta ed è arrivato il momento di “dire basta”.

Una condanna “senza se e senza ma” nei confronti degli aggressori, ma anche l’auspicio che l’”adunanza spontanea” di dopodomani possa costituire un momento di riflessione sulle condizioni in cui operano le Forze dell’ordine, ma anche sui motivi per i quali Catania – o una parte di essa – diventa una città sempre più violenta.

Luciano Mirone