Sonia Alfano, l’altro ieri su facebook, commentando la morte improvvisa dell’agente di polizia Giovanni Aiello (appartenente ai servizi segreti ), detto “Faccia di mostro”, hai messo in dubbio provocatoriamente addirittura la causa del decesso (infarto o improvviso arresto cardiaco). Perché?

“In verità non ho messo in dubbio la causa del decesso, ma il decesso stesso. Ho messo in dubbio tutto: purtroppo la storia di questi ultimi venticinque anni ci insegna che spesso nulla è come appare. Purtroppo ci hanno propinato false verità, storielle che nel tempo, grazie agli atti giudiziari, sono stati conosciute per quello che sono”.

Sonia Alfano. Sopra: Giovanni Aiello

Pochi mesi fa (26 febbraio 2016) Giovanni Aiello è stato riconosciuto da Vincenzo Agostino come quel “Faccia da mostro” di cui ha sempre parlato a proposito dell’omicidio del figlio Nino. Secondo gli atti processuali, Aiello sarebbe tutt’altro che estraneo a quel delitto. Nino Agostino era un poliziotto e nel 1989 indagava sul fallito attentato all’Addaura contro Giovanni Falcone commesso da “menti raffinatissime”, come diceva lo stesso magistrato.

“Poiché Giovanni Aiello è stato riconosciuto da Vincenzo Agostino, non si comprende il motivo per il quale, in questi mesi e anni, ci sia stato un tacito silenzio, a volte una superficialità o una indifferenza rispetto all’esigenza di una famiglia, di conoscere la verità. A tal proposito c’è una cosa che mi riguarda da vicino”

Cosa?

“Qualche anno fa è arrivata una mail ‘anonima’ al mio sito dove c’era scritto addirittura che ‘Faccia da mostro’ fosse mio padre (il giornalista Beppe Alfano, ucciso a Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di Messina nel 1994, ndr). Questa mail è stata consegnata al Pm palermitano Nino Di Matteo e dopo diversi mesi di indagini si è scoperto che il mittente era Maurizio Sebastiano Marchetta, affiliato al clan barcellonese, negli ultimi anni in cerca di una identità, prima come collaboratore, poi come testimone: alla fine non è stato nulla di tutto questo. Fatto sta che oggi, a causa di questa mail, il Marchetta, è imputato presso il Tribunale di Barcellona per diffamazione post mortem nei confronti di mio padre e per diffamazione nei miei confronti. Siccome il Marchetta aveva l’abitudine di inviare questo tipo di mail nelle quali buttava fango e insulti su me e mio padre, capiamo bene che questa situazione andava approfondita”.

Approfondita come?

“Nei tempi dovuti. Invece si continua ad aspettare che il tempo cancelli con la morte, con la presunta morte o con decessi alquanto enigmatici certi fatti, magari aspettando che cadano nel dimenticatoio”.

Chi era Giovanni Aiello?  

“Questo ce lo dovrebbero dire gli inquirenti, i magistrati. Non possiamo essere sempre noi, familiari di vittime di mafia, a sostituirci alle Forze dell’ordine o alla magistratura. Noi su questo personaggio abbiamo le nostre idee, pensiamo che sia un soggetto dal passato e dal presente oscuro, pensiamo che sia stato consono a determinati contesti e che potrebbe essersi macchiato di determinate atrocità”.

Vincenzo e Nino Agostino

Sul delitto di Nino Agostino, all’epoca, è stata fatta un’indagine farsa. Addirittura si parlò di una “pista passionale”.

“E’ stato fatto uno scempio della verità, con il beneplacito dello Stato. C’è una famiglia in balia di una mancata verità, ci sono dei genitori ormai anziani che stanno trascorrendo gran parte della loro vita nel tentativo di arrivare a qualcosa. Io penso che tanti dovrebbero vergognarsi, dovrebbero cospargersi il capo di cenere e chiedere perdono a questa famiglia, non solo per quello che è stato fatto al figlio e al fratello, ma per quello che è stato fatto durante questi anni, un vilipendio della verità. E adesso liquidiamo tutto con la frase: è morto per un malore in barca. Siamo seri”.

Intanto la Procura di Catanzaro diretta da un magistrato integerrimo come Nicola Gratteri ha disposto l’autopsia.

“Mi auguro che venga consentito alla famiglia Agostino di nominare un proprio consulente che partecipi all’autopsia”.

Non sei un po’ complottista?

“No. Quando ho scritto il post pensavo di essere una delle poche ad avere queste perplessità. Invece dopo qualche ora mi sono resa conto di essere in compagnia di tanta gente. Questo non è complottismo. Il complottismo è quello che viene fatto a danno delle mancate verità. Siamo stanchi di andare a bussare alle porte per chiedere verità e giustizia, siamo stanchi delle mistificazioni”.

Da questa classe politica possiamo aspettarci qualcosa?

“Non dovrebbe essere una questione di partiti o di schieramenti: la verità dovrebbe essere il primo interesse di tutti gli schieramenti politici. Va rilevato che da diversi anni la lotta alla mafia e la ricerca di verità sembrano essere scomparse dall’agenda politica dei nostri partiti. La lotta alla mafia la considero prioritaria, vuol dire lotta alla corruzione e al sottosviluppo. Stiamo piangendo due morti e decine di feriti ad Ischia a causa del terremoto che non è stato affatto di grave intensità, e i cui danni potevano essere evitati. È ormai dimostrato che l’abusivismo edilizio è frutto di corruzione. Davanti a tutto questo non si può continuare a tacere”.

Quali segreti si porta nella tomba Giovanni Aiello?

“Una infinità. Si porta il segreto su un sistema che vede insieme politica, servizi segreti e braccio armato di Cosa nostra. Noi vogliamo sapere chi ha voluto determinati delitti. Nel caso di Nino Agostino cosa è mancato per poter arrivare alla verità in maniera seria e definita, visto che c’è stato un faccia a faccia di fonte al quale Vincenzo Agostino non ha avuto alcuna titubanza?”.

Sì, però il presunto riconoscimento di una persona non costituisce una prova di colpevolezza. Tutt’al più può costituire un indizio su cui indagare.

“Infatti. Ma le prove dobbiamo fornirle noi familiari? Sottoporre Vincenzo Agostino a quel test ha significato aprire ulteriori ferite. Il quadro indiziario era chiarissimo e lo scenario aveva come riferimento quel maledetto connubio fra criminalità ed entità deviate dello Stato. Finiamola con i processi farsa, con le indagini nebulose, certe verità non ce le beviamo, la nostra sete di giustizia non si può placare con un ennesimo sigillo di decesso naturale”.

Attilio Manca

L’ex boss di Barcellona Pozzo di Gotto, Carmelo D’Amico, ha detto che ad uccidere Attilio Manca non sono state due “pere” di eroina che l’urologo si sarebbe iniettato da solo (come sostengono i magistrati di Viterbo), ma un personaggio dei servizi segreti deviati, considerato all’interno di Cosa nostra “u bruttu” e “u calabrisi”, molto specializzato a camuffare gli omicidi da suicidi. Le dichiarazioni di D’Amico non sono state approfondite: i magistrati di Viterbo a ferragosto hanno ribadito – senza prove – che Manca si bucava e contemporaneamente faceva interventi chirurgici molto complessi da ben quindici anni; nel frattempo i magistrati di Roma pare che siano intenzionati ad archiviare il caso, e “Faccia di mostro” è morto.   

Non si vuole arrivare alla verità. A me dispiace dover usare queste parole perché comunque ho grande stima e fiducia nella magistratura e voglio continuare a credere nella giustizia. Perché non sono stati fatti degli approfondimenti su questo caso? Si aspettava che avvenisse il decesso di ‘Faccia di mostro’, in modo da archiviare definitivamente questa storia? Non può funzionare così. Se qualcuno dei magistrati ha sbagliato deve pagare, come paghiamo noi comuni mortali. Questo non è un attacco alla magistratura, però chiedo ai magistrati di essere celeri e precisi su queste inchieste”.

Sulla morte di tuo padre – pur essendoci una sentenza passata in giudicato – ci sono ulteriori indagini. Che fine hanno fatto?

“Ci sono indagini aperte dal febbraio 2003 presso la Dda di Messina. Siamo nel 2017 e noi familiari non sappiamo nulla. So che dei pentiti hanno parlato di quel delitto, per il resto c’è il silenzio assoluto. Quattordici anni di indagini aperte senza un rinvio a giudizio non è una cosa normale in un Paese civile. In questi anni ho chiesto ai magistrati di avere un confronto con il dottor Maurizio Canali, (l’ex Pm che si occupò del delitto Alfano, ndr.). Nessuna risposta. Cosa si aspetta?”.

Luciano Mirone