Se non è un caso politico poco ci manca. Dopo le rivelazioni di Famiglia Cristiana sul presunto legame tra l’indagine aperta dalla Procura di Trapani sulla nave dell’Ong tedesca Iuventa – accusata di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina – e l’operazione anti-migranti dell’organizzazione di destra Defend Europe, che di recente ha impiegato una sua nave – la C-Star – per “pattugliare” il Mediterraneo, la situazione fra le Organizzazioni non governative impegnate e salvare i migranti e i gruppi europei “razzisti e xenofobi” occupati a respingerli si fa sempre più incandescente.
In parole povere il settimanale cattolico ha svelato che sono stati personaggi organici all’organizzazione italiana Generazione identitaria (legata a Defend Europa e compartecipe della “missione” anti migranti della C-Star) a riferire al servizio segreto militare Aise e alla Squadra mobile di Trapani alcune “anomalie” riguardanti la Iuventa.
Ma Generazione identitaria non sarebbe stata l’unica a svelare il comportamento della nave tedesca. Ormai è notorio che l’inchiesta della Procura trapanese è partita anche dalla segnalazione del personale della sicurezza a bordo della nave Vos Hestia di Save the Children, dove gli inquirenti hanno deciso di infiltrare per quaranta giorni un agente dello Sco, che ha girato foto e video.
Le intercettazioni telefoniche che svelerebbero un’intesa tra l’imbarcazione tedesca e alcuni scafisti, non dovrebbero lasciare spazio a dubbi. Senonché ieri la stessa Procura di Trapani si è affrettata a spiegare che la Iuventa, pur trasgredendo il Codice penale, non ha agito a fini di lucro. Il che, tradotto in poche povere, può voler dire che l’atteggiamento della nave tedesca, pur essendo da stigmatizzare sul piano giuridico, è da discutere sul piano umanitario, in quanto finalizzato comunque a salvare vite umane.
Con le sue inchieste, Famiglia Cristiana continua a puntare il dito contro Generazione Identitaria denunciando che “l’elenco degli iscritti all’organizzazione è composto da diversi contractor, molti dei quali con esperienze militari attive. In sostanza si tratta dello stesso contesto di provenienza della società di mercenari inglese che ha fornito a Generazione identitaria la nave C-Star, ora in arrivo sulle coste libiche”.
Una situazione complessa e per certi versi contraddittoria, sulla quale i magistrati trapanesi sono chiamati a fare chiarezza. Quel che si vuole capire è il vero fine della Iuventa (dato che si esclude quello economico), il ruolo della C-Star, e se ci sono altre imbarcazioni che, pur figurando come Ong, hanno metodi e finalità differenti.
Nei giorni scorsi a Catania un cartello di associazioni facenti capo alla Rete antirazzista si è mobilitata per evitare che la C-Star facesse scalo nel porto etneo. L’attracco è saltato – almeno per il momento – perché la nave di Defende Europe e di Generazione identitaria è stata fermata e poi rilasciata dalle autorità cipriote per “traffico di esseri umani”. Da alcuni giorni l’imbarcazione è ripartita facendo rotta sulle coste libiche e proseguendo la sua “missione rivoluzionaria” (come è stata definita dal Giornale di Berlusconi) “nel respingere, attraverso azioni paramilitari – secondo Rete antirazzista catanese – i migranti che tentano di attraversare il mar Mediterraneo, intralciando così i preziosi salvataggi delle Organizzazioni non governative (Ong), delle navi umanitarie, sempre più criminalizzate”. Dopo le coste libiche la C-Star farà rotta su Catania, come annunciato nei giorni scorsi? Non si sa. Certamente nella città etnea non troverà un’accoglienza ideale, considerato che Rete antirazzista si è rivolta a diverse autorità – dal ministro dei Trasporti al governatore della Sicilia, fino al sindaco, al prefetto e al questore – per evitare l’approdo nel porto catanese.
Nel giugno scorso perfino l’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani, si è scagliata contro Generazione identitaria, denunciando che “nella notte del 12 maggio, nel porto di Catania, l’organizzazione ha messo in opera, assieme ad alcuni fascisti venuti dall’Austria, un’azione di gravissima provocazione, tentando di fermare con un gommone la nave Aquarius di SOS Mediterranèe in partenza per un’operazione di salvataggio”.
Luciano Mirone
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