Non c’è solo la pluri-rivendicata amicizia personale con George Bush jr (uno dei maggiori criminali di guerra del XXI secolo) a rendere più che controversa la figura di “sua santità” il Dalai Lama. Tra i principali partner (e sponsor) delle frenetiche attività di predicazione della pace universale in tutto il mondo del religioso tibetano compare infatti la potentissima holding indiana Tata, colosso da 130 miliardi di dollari i cui affari spaziano dal settore automobilistico e spaziale a quello chimico, elettrico, informatico, energetico, ecc, ecc.

Il sindaco di Messina, Renato Accorinti. Sopra: Bush jr. e il Dalai Lama

Tata è però uno dei maggiori gruppi mondiali nella produzione di sistemi di guerra: si va dai sistemi missilistici-nucleari ai droni killer, ai cacciabombardieri, agli elicotteri da trasporto a lanciamissili, alle unità belliche navali e sottomarine, ecc. Tata ha sottoscritto accordi di cooperazione e produzione militare con le maggiori industrie belliche del pianeta: Lochkeed Martin, Boeing, Airbus, l’israeliana Elbit, la ex italiana Piaggio e alcune aziende leader della holding Leonardo-Finmeccanica.
Il gruppo Tata, di proprietà privata, è oggi il maggiore interlocutore dei pericolosissimi piani di riamo nucleare del governo indiano, destinati ad accrescere tensioni e conflitti con i nemici storici Pakistan e Cina.
Come si può essere “costruttori di pace e nonviolenza”, viaggiando con i soldi dei fabbricanti e dei mercanti di morte o visitando periodicamente gli istituti di ricerca e le università di loro proprietà?

Antonio Mazzeo