Cosa succederà nei prossimi giorni, quando a Cefalù (Palermo), il luogo turistico più importante della Sicilia dopo Taormina, sarà sospesa l’erogazione dell’acqua nei rubinetti delle case e degli alberghi? Ma il paradosso più incredibile – un paradosso italiano, non più siciliano – è che il servizio idrico sarà interrotto per i debiti che la “Sorgenti di Presidiana” – società che gestisce la potabilizzazione delle acque  di Cefalù– vanta nei confronti del palermitano per una cifra che supera il milione e 700mila Euro, corrispondente alla fornitura di un anno, che l’Amministrazione palermitana non ha corrisposto.

La società “Sorgenti di Presidiana” fa sapere al Comune – attraverso una nota – che erogherà acqua ancora “per qualche giorno, fino all’esaurimento dei filtri e dei reagenti chimici di scorta”, poi procederà con l’interruzione. Con quali conseguenze per residenti e turisti è facile immaginare.

Alla base del mancato pagamento c’è un contenzioso fra “Sorgenti di Presidiana” e il Comune. La società sostiene che la bolletta deve essere corrisposta dall’Amministrazione. Quest’ultima si oppone dicendo di non essere gestore del servizio e scarica la responsabilità sull’Amap (Azienda municipalizzata acquedotto pubblico) e su una onerosità dei costi considerati fra i più elevati d’Italia.

Senonché ci sarebbe un quarto soggetto, o meglio una quarta sigla – a parte “Sorgenti di Presidiana”, Comune e Amap – che complica maledettamente le cose: l’Ati, l’Ambito territoriale integrato, che avrebbe dovuto individuare “il soggetto competente, ma la delibera non è stata mai adottata”. “Da mesi – scrive l’Ansa – si attende che la questione sia affrontata dall’assemblea dell’Ati e intanto la bolletta cresce senza che venga individuata una soluzione”.

Alcuni mesi fa, quando già si profilava un epilogo del genere, un lettore del Giornale di Sicilia ha scritto: “Perché a Cefalù l’acqua DEVE essere per forza potabilizzata? Nessuno beve quell’acqua schifosa, ma ci devono imporre per forza la potabilizzazione. Che ci diano solo l’acqua per pulire, diamine!”. Finora nessuna risposta. Anzi l’unica è quella che tutti paventano: l’interruzione di un pubblico servizio come l’erogazione dell’acqua.

Luciano Mirone