Una cementificazione in grande stile che viene segnalata alla magistratura di Catania, e che prevede “la costruzione di quindici palazzi al massimo di dodici piani, 165mila metri cubi di cemento e parcheggi in una delle pochissime zone a verde rimaste allo stato naturale nel centro di Catania”. Non è una denuncia risalente agli anni Sessanta e Settanta, ma il pesantissimo atto d’accusa del movimento Catania Bene Comune (CBC) nei confronti della Giunta comunale etnea che lo scorso 10 luglio ha approvato la proposta di variante al Piano regolatore presentata dal Consorzio “Centro Direzionale Cibali”.

“In una delle poche aree verdi rimaste immuni dall’urbanizzazione – si legge nel documento – mentre la città perde abitanti, sono migliaia e migliaia i vani sfitti e tutte le organizzazioni sociali chiedono il recupero delle costruzioni esistenti e il consumo di suolo zero, la Giunta Bianco vorrebbe autorizzare la costruzione di un nuovo quartiere per ospitare 1560 persone e centinaia di automobili”.

Ma uno dei fatti più inquietanti dell’intera vicenda, secondo il movimento (che chiederà di essere sentito dalla Commissione comunale urbanistica), è che “ad appena 48 ore dall’approvazione della delibera, le aree oggetto della variante sono state incendiate. Le fiamme hanno avvolto la vegetazione e inghiottito 15 ettari di verde, lasciando un deserto di cenere”. L’“inquietante coincidenza”, scrive Catania Bene Comune in un comunicato, “pretendiamo venga valutata con attenzione dall’autorità giudiziaria”.

Questa la cronaca recentissima. Le notizie storiche, ricostruite dal movimento catanese, ci dicono che “l’area prossima al quartiere di Cibali e al viale Mario Rapisardi, vasta 18 ettari, non ha subito alcuna cementificazione negli anni del boom edilizio: è rimasta intatta la macchia mediterranea, un boschetto, i terrazzamenti per le coltivazioni e persino una grande cava di rena rossa”.

“Il Piano Regolatore Piccinato del 1969 – seguita il comunicato – aveva previsto per quell’area la realizzazione di un centro direzionale e di un grande svincolo stradale. Le aree sarebbero dovute essere espropriate dal Comune per realizzare le opere pubbliche. Tuttavia il ritardo nell’esproprio permise ai cavalieri del lavoro Costanzo, Finocchiaro e Graci di acquistare le aree e attraverso la creazione del consorzio ‘Centro Direzionale Cibali’ di avanzare la proposta di un piano di lottizzazione privato che, con la trasformazione del terreno in edificabile e con l’ottenimento dei titoli edilizi, avrebbe fruttato ai cavalieri miliardi di lire di guadagni”.

“La cubatura prevista per l’area – si legge ancora – era di addirittura 330mila metri cubi. Tuttavia il Consiglio comunale, chiamato dal 1980 al 1989 a pronunciarsi sulle concessioni edilizie, non approvò mai alcun piano particolareggiato, che avrebbe permesso gli espropri, né alcun piano di lottizzazione che avrebbe permesso ai cavalieri di costruire. Fu proprio l’esagerata cubatura prevista da Piccinato in quell’area a convincere definitivamente il Consiglio comunale a bloccare l’iter. Nessun titolo edilizio fu mai emesso e il territorio rimase intatto. Fino ad oggi”.

Oggi – accusa ancora il movimento – la Giunta comunale ha votato all’unanimità la delibera che approva la variante urbanistica proposta dal Consorzio “Centro Direzionale Cibali”, ora controllato dalla Banca d’Italia e guidato dal banchiere Tito Musso”.

Catania. una foto antica di piazza Bonadies a Cibali. Sopra: il quartiere con lo stadio visto dall’alto

Secondo il gruppo politico di Matteo Iannitti, il progetto è stato elaborato dalle stesse società coinvolte nell’operazione di Corso dei Martiri (“l’ingegnere Aldo Palmeri per la “Società management and financing consulting” e l’ingegnere Dario Corrado Maria Consoli per lo “studio associato T&P Tecnologia e Progetti Studio d’Ingegneria Consoli-Miranda & Associati”),e prevede “66mila metri quadrati di non meglio precisate strutture private, 20mila metri quadrati di alberghi e residence, 2mila metri quadrati di area commerciale, e 6mila metri quadrati di area residenziale. A questi vanno aggiunti 16mila metri cubi destinati alla costruzione di uno studentato universitario e 32mila metri cubi destinati alla costruzione di unità abitative previsti dalla Società per azioni Fabrica Immobiliare Sgr”.

Il punto di snodo della vicenda è questo: “L’Amministrazione Comunale nella delibera, per giustificarne l’approvazione, scrive che vi è una riduzione della capacità edificatoria delle aree rispetto a quella oggi ammessa dal Prg”. La Giunta – prosegue CBC – lascia intendere che non approvando tale variante vi sarebbe il rischio di una ancor più grande cementificazione, ma è falso: sta al Consiglio comunale, da 50 anni, determinare quali interventi è possibile ammettere in quell’area, la proprietà non possiede infatti alcun titolo edilizio”.

Secondo l’Amministrazione “è prevista la realizzazione di un grande parco urbano, di quasi 11 ettari, che valorizzerà le aree di pregio”. Ma Catania Bene Comune contesta anche questo: “La Giunta fa intendere che saranno i privati a ‘regalare il parco alla città”. Questo, a parere del movimento, è “falso”.

“Le aree saranno cedute al Comune che, a sue spese, senza alcun onere per il Consorzio, potrà poi, se vorrà, realizzare i progetti presentati da Università, Legambiente, e associazione Le Cave di Rosso Malpelo, che chiedevano alla proprietà di conservare il verde”.

Dalla delibera, secondo il documento, si deduce “che i terreni saranno ceduti al Comune solo dopo che l’approvazione della variante al Piano regolatore generale sarà divenuta efficace”. “La cessione dei terreni al Comune – si legge ancora – è solo uno specchietto per le allodole volto a spacciare la cementificazione selvaggia di un’area incontaminata come creazione di un grande parco urbano”.

Catania Bene Comune chiede che venga “immediatamente ritirata la delibera e si blocchi l’iter di approvazione della variante urbanistica”. “È intollerabile che nel 2017, dopo quasi 50 anni dall’approvazione del Piano regolatore generale, si proceda con l’approvazione di varianti che hanno l’unico fine di incentivare la speculazione edilizia e finanziaria e arricchire alcuni privati. Occorre infatti che le Istituzioni cittadine lavorino subito alla redazione di un nuovo Piano regolatore generale che armonizzi le esigenze del territorio e non preveda il consumo di ulteriori aree della città”.

Ecco perché Catania Bene Comune “fa appello alle associazioni, alle forze sociali, sindacali e politiche affinché si fermi l’ennesimo progetto di speculazione edilizia e si respingano unitariamente le bugie circa la riqualificazione di quell’area, in modo da avviare politiche volte davvero alla messa in sicurezza del patrimonio immobiliare e naturalistico esistente”.