Non c’è giorno in cui fra i comunicati stampa diffusi quotidianamente dalle Forze di polizia, non ce ne sia almeno uno dedicato a casi di violenza sulle donne. Un fenomeno che col tempo, invece di ridursi, aumenta costantemente. Spiegare i motivi di questo continuo stillicidio di notizie non  è compito nostro, registrare i fatti sì. Oggi ad esempio siamo costretti a raccontare l’ennesimo caso di maltrattamenti di un uomo di 54 anni verso una donna, con inevitabile epilogo al pronto soccorso (“lieve trauma cranico” guaribile in alcune settimane). All’arrivo dei carabinieri, il tizio si è barricato in casa e poi ha aggredito i militari intervenuti dopo la segnalazione. È stato arrestato per maltrattamenti in famiglia, lesioni personali e resistenza a pubblico ufficiale.

Ma al di là del fatto di cronaca, colpisce la frequenza e la violenza di questi fatti, uniti ad una certa indifferenza dell’opinione pubblica, pronta a indignarsi quando ci scappa il morto, ma abbastanza fredda di fronte ad una escalation di piccole violenze quotidiane che forniscono l’identikit di un Paese che presenta ancora sacche consistenti di maschilismo, di bigottismo e di violenza.

Il caso del datore di lavoro di 69 anni che l’altro giorno ha aggredito a pugni e calci la sua collaboratrice domestica di 29 causandole la perdita del figlio che portava in grembo, solo perché si era invaghito di lei e non sopportava l’idea del rifiuto, è una delle ultime dimostrazioni – in ordine di tempo – di quello che stiamo dicendo. Cioè immaginiamo quest’uomo anziano, che spasima per la giovane governante e naturalmente ci tenta. Sì, perché per una certa tipologia di “maschio”, con “le cameriere” bisogna tentarci sempre, come se “le cameriere” fossero “cosa sua” e quindi obbligate a starci: un oggetto di proprietà da utilizzare come e quando vuoi, come la televisione, il frigorifero o l’automobile. E se non si fanno utilizzare, peggio per loro. Questa giovane donna ha dimostrato a questo bavoso e sedicente don Giovanni che la dignità non è un’astratta categoria dello spirito, ma un modo di essere. La storia purtroppo è finita con un’aggressione violenta e la terribile perdita del bimbo. Probabilmente se fosse scattata una denuncia a tempo debito, l’epilogo sarebbe stato diverso.

Non si ha idea di quanti casi simili accadano i giro. Non passa giorno in cui non si verifichino fenomeni di stalking, di violenze sessuali, di maltrattamenti, in cui è sempre la donna (o quasi) la vittima e l’uomo il carnefice. Casi spesso coperti dal silenzio per tacitare lo scandalo. Da qualche tempo tuttavia registriamo il coraggio di certe donne di denunciare. Un fenomeno ancora all’inizio, anche se ci sembra che la crescita sia costante. Lo registriamo con soddisfazione.

Luciano Mirone