Colpo di scena sul caso Niceta, con tanto di giallo finale che potrebbe acuire le polemiche, già al calor bianco, fra il vice ministro dell’Interno Filippo Bubbico, la Procura di Palermo e il Comitato di cittadini che sostiene Angelo, il quale intanto è al quarantaduesimo giorno di sciopero della fame.
Quando il punto di equilibrio fra la Procura della Repubblica, la Procura generale, la Prefettura di Palermo, la Commissione centrale per le speciali misure di protezione e il ministero dell’Interno sembrava essere stato raggiunto, quando la modifica dello status da “collaboratore” a “testimone di giustizia” di Angelo Niceta sembrava ormai una pura formalità, ecco che l’”intoppo burocratico” arriva come un fulmine a ciel sereno e viene annunciato da Bubbico (anche presidente della Commissione centrale per le speciali misure di protezione), causando uno slittamento “sine die” del provvedimento.
In un incontro svoltosi ieri mattina al Viminale, il vice ministro – secondo la ricostruzione diffusa da un comunicato redatto dal Comitato – ha riferito ad Angelo che, per formalizzare lo status di testimone di giustizia, “attende il parere della Procura nazionale antimafia diretta da Franco Roberti”.

Il vice ministro dell’Interno, Filippo Bubbico. Sopra: Angelo Niceta
Risultato: uno dei testimoni più attendibili del processo Trattativa – come è stato definito dai Pm Nino Di Matteo e Pierangelo Padova – resta ancora senza scorta, dopo un anno e mezzo, e senza soldi, con residenza precaria in una città “ad alto rischio” come Palermo e uno sciopero della fame che, secondo il medico che assiste Niceta, “potrebbe avere effetti deleteri sull’organismo”.
“La mia vita, quella di mia moglie e dei miei figli è in mano a Bubbico. Non ho altro da aggiungere”. Così Angelo Niceta si è espresso, dopo il colloquio con il vice ministro svoltosi ieri mattina al Viminale. Una frase che dice tutto, specie quella battuta finale (“Non ho altro da aggiungere”) che ognuno può interpretare come crede.

Il procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco Lo Voi.
“Angelo Niceta ha esposto le condizioni di vita precarie e prive di protezione conseguenti alla decisione presa un anno e mezzo fa dalla Commissione Centrale stessa”.
“Niceta – seguita il comunicato – ha chiesto pertanto ‘con estrema urgenza’ l’applicazione della legge e quindi, l’immediata valutazione dell’attuale condizione, alla luce delle nuove richieste”.
“Bubbico – prosegue la nota – ha dichiarato che fino a quando non arriverà il nuovo parere della Procura nazionale antimafia non potrà mettere all’ordine del giorno la deliberazione sullo status del Niceta”.
Quindi, “in modo del tutto irrituale”, si legge nel documento, il vice ministro “ha proposto al Niceta di accettare la protezione speciale con lo status di collaboratore di giustizia, che si sarebbe potuto eventualmente modificare in seguito in status di testimone di giustizia”.
Infine “ha dichiarato che compete alla Prefettura di Palermo attivarsi immediatamente per porre in essere la protezione urgente della famiglia del Niceta. Cosa che a tutt’oggi – recita il comunicato – non si è verificata. Infatti il Niceta ha dovuto raggiungere Roma a sue spese e senza alcuna protezione, nonostante le dichiarazioni della Prefettura”.
“Il Niceta – si legge ancora – ha espressamente ribadito che non accetterà mai uno status non adeguato alla sua persona e non corrispondente a quello richiesto dalla Procura di Palermo”.
E qui l’ultimo capitolo della vicenda – a sentite gli esponenti del Comitato – si tinge di giallo: “Dopo il colloquio, l’avvocato Rosalba Vitale, legale del Signor Niceta, ha contattato la segreteria del Procuratore Roberti, la quale ha chiarito sì, “di aver ricevuto la nuova proposta di ammissione del 3/7/2017 (avanzata da Lo Voi e Scarpinato, che chiedono per Niceta, come detto, lo status di testimone di giustizia, n.d.r.)”, ma con un iter di “lavorazione di almeno 20 giorni, che si sommerebbero al periodo della pausa estiva”.

Il procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato
Ma il giallo si infittisce ancora nel passo successivo, quando il legale di Niceta dice di avere appreso dalla segreteria del Procuratore Roberti che, “contrariamente da quanto sostenuto da Bubbico, non ha ricevuto richiesta di parere da parte della Commissione centrale”.
L’avvocato Vitale dichiara che “domani stesso presenterà istanza alla Procura nazionale antimafia” per ottenere un parere urgente da presentare alla Commissione Centrale, così da mettere la stessa e il viceministro Bubbico “nelle condizioni di deliberare tempestivamente.”
“Lasciano perplessi – conclude il comunicato – le ultime le dichiarazioni e le proposte del Senatore Bubbico, che appaiono abnormi e non corrispondenti alla deliberazione della Procura di Palermo, oltre che vaghe e prive di fondamento giuridico formale”.
Luciano Mirone
Sono troppo triste, ma non di tristezza rassegnata!
L’aver seguito, da oltre un mese, molto da vicino, la vicenda ALLUCINANTE vissuta da Angelo Niceta, e averlo visto, ORMAI, trattato come UN PACCO POSTALE, sballottato da un posto ad un altro, da un centro di potere ad un altro, SOLO per aver chiesto che gli venisse RISTABILITA la VERITA’ del suo status di TESTIMONE di GIUSTIZIA, tutto ciò incrina, legittimamente e doverosamente, la mia FEDE in certe persone che rappresentano, pro tempore, le ISTITUZIONI DEMOCRATICHE dello Stato, ed impone, a me per primo, ma anche a tutti, di farci delle domande, la prima delle quali è:
PERCHE’? Perché sta accadendo ciò che vedo accade, da oltre un mese? Ovvero, perché Angelo Niceta sta dovendo vivere questa, lo ripeto, ALLUCINANTE ODISSEA, per ottenere il riconoscimento della VERITA’ di CIO’ CHE E’ GIA’ CHIARISSIMO, e cioè che egli è SOLTANTO un TESTIMONE DI GIUSTIZIA, e non un “pentito”?
O, che, forse, qualcuno vorrebbe egli dovesse “pentirsi” di essere INNOCENTE, e di voler aiutare lo Stato e la Giustizia?
Ma, in fondo al mare questa mia interrogativa dubbiosa, allora, DA QUALE PARTE STANNO COLLOCANDO LO STATO, gli uomini che lo rappresentano, e ne esprimono i poteri, da posti di ALTISSIMA RESPONSABILITA’?
Responsabilità, e non solo verso di lui personalmente e tutta la sua famiglia, come ha giustamente evidenziato Angelo, ma VERSO TUTTI NOI, POPOLO ITALIANO!
NOI che vediamo, sappiamo, giudichiamo, parliamo, scriviamo, e NON TACEREMO!
Ormai da troppo tempo, Angelo Niceta e i suoi cari sono in GRAVISSIMO PERICOLO, dunque, è tempo che gli uomini a ciò deputati compiano quello che lo STATO DEVE COMPIERE, l’unica cosa giusta, per salvare quest’uomo, poiché una cosa, evidentemente fin ora incomprensibile, deve essere chiarissima: che UNA DEMOCRAZIA non può essere VERA né vivere, quindi, senza Verità e Giustizia; ora, invece, dal troppo che -ahimè- ci è già toccato vedere e vivere, soltanto una cosa chiarissima dobbiamo dedurre: che, se ANGELO NICETA è in PERICOLO, a causa di poteri CERTAMENTE NON DEMOCRATICI, poiché contrari alla Verità, allora siamo tutti in PERICOLO, essendo divenuti soggetti non, come deve essere, SOLTANTO alla LEGGE, ma all’arbitrio di “poteri” non chiari, non definiti, inaccettabili, e pericolosissimi, quindi, per chiunque!
E questa implicazione: “se….allora…” la sottoscrivo pienamente, così come ogni altra di tutte le mie parole fin ora dette, e che continuerò a dire.